“Jesus crust baked”, il Natale degli Johann Sebastian Punk

“Jesus Crust Baked” è il singolo d’esordio di Massimiliano  Raffa, 20 anni, siciliano di Messina, in arte Johann Sebastian Punk. Un album bellissimo, tutto in inglese, “More Lovely and More Temperate” con tracce che spaziano attraverso vari generi, glam-rock e shoegaze, bossa nova e rock, baroque pop e surf-punk. In realtà più che di un solista dovremmo parlare di un “progetto”, visto che ad affiancare il frontman ci sono  Simone Aiello (Pino Potenziometri), Lorenzo Boccedi (Albrecht Kaufmann) e Giandomenico Zeppa (Johnny Scotch), parte integrante dell’operazione.

Johann Sebastian Punk

Ora, se conoscete l’inglese, fate attenzione, perchè nonostante il titolo (“Gesù al forno in crosta“), il pezzo è tutt’altro che blasfemo. E del resto chi ci conosce sa che non posteremmo mai una canzone offensiva. Il brano è in realtà una lotta fra Babbo Natale e Gesù, che potete volendo anche leggere come una lotta fra due diversi modi di vedere e vivere il Natale.

Attenzione, guardando il video concentratevi sui disegni animati, sono quelli che raccontano la storia.  Protagonista della scena, che vede una famiglia intenta nel pranzo di Natale, è infatti un bambino spaventato dall’idea di ricevere in dono esclusivamente pezzi di carbone, convinto invece di meritare un cavalluccio a dondolo perchè è stato bravo.

E resta lì ad attendere chi verrà a portargli i doni: sarà Babbo Natale che scende dal camino, secondo la tradizione oppure colui che dovrebbe essere il vero protagonista della festività, cioè quel Gesù di cui si celebra la nascita e che nel frattempo, spodestato dal vecchietto barbuto vestito di rosso, si è reinventato panettiere? Ironia, ma con rispetto.

Un progetto, quello degli  Johann Sebastian Punk che fra l’altro è stato finalista alle Targhe Tenco 2014 nella categoria miglior Opera Prima. Recentemente hanno cantato anche con Enrico Ruggeri, che è diventato uno dei loro maggiori fan.  Ne hanno fatta di strada Massimiliano Raffa e i suoi compagni d’avventura da quella “Voglio vivere a Voghera” del 2011 che era già un inno al rifiuto delle dinamiche musicali e della presa d’atto di quello che definiscono “stato confusionale dell’arte“. Allora fu “Ciao belli” di Radio Deejay a lanciarli, quando ancora non si chiamavano come adesso. Ora il progetto viaggia spedito e con merito sulle sue gambe. L’esordio discografico promette davvero bene.

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