Pinguini Tattici Nucleari a Bari, il mal di gola non ferma Riccardo Zanotti

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Abbiamo assistito alla tappa barese del tour negli stadi dei Pinguini Tattici Nucleari, andata in scena allo Stadio San Nicola, sede anche delle partite di calcio della squadra di casa del capoluogo pugliese. Il mal di gola non ha fermato Riccardo Zanotti, che insieme alla sua band ha regalato emozioni in un concerto a dir poco straordinario.

La band della Val Seriana è stata accolta da un boato, con uno stadio quasi completamente pieno che ha iniziato a urlare e applaudire come un calderone ribollente sin dall’introduzione, un messaggio che annunciava l’annullamento del concerto per motivi surreali, alcuni dei quali in realtà erano Fake News (da qui il titolo dell’ultimo album) circolate sul conto della band.

Ad aprire il concerto è stata Zen, con Riccardo Zanotti che ha iniziato a cantare sul main stage per poi spostarsi sul palco in mezzo al pubblico mentre, alle sue spalle, lingue di fuoco scandivano il ritmo. A seguire è stato il turno di uno dei singoli di maggior successo, Giovani Wannabe, che tra fuochi d’artificio e giochi di luci tutto lo stadio ha cantato in coro. Ha dunque parlato il cantante per introdurre il brano successivo:

Allora baresi, tarantini, leccesi, brindisini ma soprattutto foggiani, c’è di tutto ma lo sapevamo. È bellissimo vedervi da qui perché sembrate tanti piccoli mattonici che si muovono come pezzi di un videogioco a cui giocavamo da bambini.

È stato dunque il momento di Tetris, brano che prende il titolo dall’omonimo videogioco. Da notare che, mentre Elio Biffi suonava un assolo per sintetizzatore, tutta la band ha ballato al centro del main stage. Al termine ha parlato di nuovo Riccardo:

Io vi devo dire una cosa: ho un pelino di mal di gola ma mi state aiutando a cantare all’inverosimile. È bellissimo vedere quando pubblichiamo un singolo, anche un B Side, che ci sono persone che hanno il coraggio di tatuarsi una frase di quella canzone.

Il cantante ha quindi fatto salire sul palco Maria Antonietta, una ragazza presa a caso tra il pubblico, che si è fatta tatuare sul palco il titolo del brano mentre la band eseguiva Hold On. 

E ora buio, cambiamo mondo, siamo in un altro universo fatto di creature, mostri, ma non lo dico io, lo dice la voce più bella

È la voce di Elio Biffi a introdurre La storia infinita, brano che tutto lo stadio San Nicola ha cantato in coro e che, per chi vi scrive, è stato uno dei momenti da lacrime agli occhi. Ha dunque riaperto il microfono Elio Biffi:

Abbiamo appena cantato una canzone che ha qualcosa di letterario. Vi rubo ancora qualche istante. Pavese diceva che un paese vuol dire non essere soli, noi stiamo per suonarvi una canzone che parla della nostra città.

Ovviamente la canzone successiva è Bergamo, accompagnata da giochi pirotecnici e laser sul finale, per poi eseguire subito senza pause HIKIKOMORI, con un assolo di Lorenzo alla chitarra. Riccardo ha dunque detto:

Bari vi dico una cosa, intanto mi sto scaldando perché siete un pubblico estremamente caloroso e vi fa onore. Il pubblico sa che le canzoni cambiano, è importantissimo ogni tanto aggrapparsi alle cose belle ma bisogna anche provare qualcosa di nuovo

Quel qualcosa di nuovo è Coca zero, singolo estratto dall’ultimo album che racconta proprio delle novità e dei cambiamenti che non sempre siamo disposti ad accettare. Riccardo si è disteso sul palco dopo il ritornello mentre alle sue spalle partivano le fiammate. Al termine si è rialzato chiamando il bassista vicino a sé:

Simone che fai? Resta qui, non fare il trimone (insulto in barese, ndr). La prossima mi dici no no no da anni, ma ce la devi concedere!

E dunque Simone canta, per l’appunto, Nonono. Al termine, senza pause, Riccardo ha ripreso il microfono per cantare Ricordi che tutto il pubblico ha cantato in coro facendo esplodere lo stadio.

A seguire sempre Riccardo ha accennato a cappella il ritornello del brano successivo, che tutti hanno cantato in coro e che per chi vi scrive è stato uno dei brani che ha fatto scoprire la musica dei Pinguini Tattici Nucleari: Lake Washington Boulevard.

Ed eccoci qui, la fine, si dice che un uomo muore quando sparisce dai ricordi di tutti e questo è ciò di cui ho più paura. Ti trovi in un’anticamera con un biglietto in mano e l’unica cosa che ti tiene aggrappato al mondo è la musica, fin quando qualcuno canticchia la tua musica sei ancora vivo.

Per fine si intende la fine del segmento principale, perché è iniziato il set acustico: tutti sul palco piccolo, seduti intorno a un tavolo. Riccardo ha detto:

Questo è il paradiso, siamo seduti intorno a un tavolo, e pure in paradiso devo trovare un trimone come Simone. Attorno a questo tavolo non siamo seduti in 6 ma in 50mila, tutti quanti. In Sardegna, a casa di De André, c’è un tavolo enorme dove Faber invitava gli ospiti e a fine serata si cantava tutti insieme, questa cosa quando l’ho vista mi è piaciuta così tanto che l’ho voluta replicare nei live. 

Il primo brano eseguito in acustico è Scatole, brano di una delicatezza unica che per chi vi scrive è stato colonna sonora di molte serate passate a lavorare nella solitudine di una camera, ascoltato dalla playlist dello smart speaker sulla scrivania o con in sottofondo la voce di una cantante che in diretta su Twitch fa cover di canzoni all’ukulele. Ha dunque preso la parola Elio:

La prossima canzone è un po’ una telenovela, c’è lei che bacia lui che bacia lei che bacia me, mon amour uhm ah (citando la hit di Annalisa, ndr).

Il tastierista ha dunque cantato Giulia, estratta dall’EP Ahia, che racconta per l’appunto di un tradimento e che la band ha dedicato a tutte le ragazze di nome Giulia. Anche chi vi scrive, bisogna ammetterlo, ha talvolta esordito davanti a una persona chiamata Giulia citando questo brano dei Pinguini Tattici Nucleari.

A chiudere il set acustico è stata Cena di classe, brano che racconta un momento che a tutti gli studenti è toccato tante volte e che, per chi vi scrive, è stato frutto di ricordi legati alla 5A del liceo Flacco di Bari, del prof di storia e filosofia che è mancato pochi mesi fa e che inevitabilmente ha fatto scendere una lacrimuccia ripensando a quegli anni del liceo classico.

Alla fine del set acustico la band è tornata sul main stage con un brano che parla di futuro e che Riccardo ha dedicato a tutti i precari, che hanno un futuro incerto: è arrivato il momento di Irene (che, nota personale, è forse il brano preferito della band per chi vi scrive).

Al termine Riccardo, con due fari puntati su di sé, ha raccontato di un colpo di sonno avuto nel 2016 mentre guidava il furgone, il ducato scassato, in cui ha avuto paura di perdere la vita, per introdurre il brano autobiografico della band, Dentista Croazia. A seguire Riccardo ha introdotto il pezzo seguente:

Lo sentite che il clima sta cambiando, fa più freddo, ci stiamo avvicinando a un posto magico che si chiama Antartide.

Ed è dunque Antartide il brano che la band ha eseguito. Ha dunque preso la parola Elio Biffi, che ha introdotto il brano con un bellissimo messaggio:

Spesso ci hanno chiesto, anche in modo provocatorio, se noi siamo politici. Voglio dire che, al di là della politica, fuori in strada che buio c’è, ma è questione di libertà: ognuno deve avere il diritto di amare come vuole e di sentirsi di qualsiasi colore voglia!

Con dei laser arcobaleno che coloravano lo stadio, la band ha eseguito Freddie, brano che parla appunto di una relazione omosessuale e che forse, meglio di qualsiasi altro brano, riesce ad arrivare dritto al cuore con una tematica che, incredibile ma vero, bisogna ancora affrontare e sulla quale bisogna ancora sensibilizzare. Speriamo che, tra il pubblico, qualcuno abbia capito finalmente che tutti devono essere liberi di amare e di essere chi si vuole essere.

Al termine Butt in console ha fatto ballare tutto il pubblico con un dj-set/medley composto dai brani Scooby Doo, L’Ultima Volta, Verdura e Melting Pop, al termine del quale è tornato sul palco Riccardo per cantare Fede.

Bari, questa sera vi abbiamo fatto cantare, ballare, applaudire, qualcuno ha anche pianto ma la cosa più importante è che, a un concerto, ma in generale nella vita, bisogna ridere. 

È dunque il momento di Ridere, brano che la band della Val Seriana ha eseguito anche da ospite a Musicultura 2020 e che, per chi vi scrive, è stato uno dei momenti più emozionanti dato che questo brano è stata la colonna sonora di uno dei periodi più difficili in assoluto nella vita del sottoscritto. Trattenere le lacrime è stato difficile per non dire impossibile.

Sono su un cielo stellato, questa canzone che è l’ultima del concerto la dedico alle persone della notte. Il momento in cui la band fa lo scherzo che il concerto è finito, se ne va e poi torna ha rotto il ca**o! Poi noi faremo il bubusettete ma voi cantate qualsiasi cosa, l’inno del Bari, Angela di Checco Zalone, i Coldplay, basta che cantiate, perché tornare dove si canta è più facile. Allora noi torniamo solo se cantate.

Riccardo dunque ha cantato Rubami la notte, accompagnato in coro dall’intero stadio. Al termine, lasciando il palco, ha detto “Bari, bubusettete!”

Tutti giù dal palco, il pubblico ha effettivamente cantato Seven Nation Army, o meglio il coro da stadio che riprende il riff di basso del capolavoro dei The White Stripes.

Per il gran finale del concerto è salita sul palco anche una piccola orchestra per archi con il maestro Carmelo Patti e la straordinaria violinista Isabel Gallego. La band ha dunque eseguito il brano del loro debutto sul palco del Teatro Ariston di Sanremo, con il terzo posto al Festival della Canzone Italiana: Ringo Starr.

Per noi questo tour è sinonimo di maturità. Per noi degli anni 90 la maturità è arrivata con la Melevisione, con questo annuncio nel bel mezzo di una puntata.

La voce della storica annunciatrice Peppi Franzelin, che annuncia un’edizione straordinaria del TG3 interrompendo una puntata della Melevisione in quel drammatico 11 settembre 2001 per l’attentato alle torri gemelle, introduce Scrivile Scemo, brano che menziona per l’appunto quell’interruzione. Sul ritornello, per far saltare il pubblico sul prato, la band ha lanciato dei palloni che il pubblico ha fatto rimbalzare.

Riccardo, quasi senza voce, ha dunque chiuso chiedendo scusa al pubblico per il mal di gola:

Mi sto sgolando, ci sono palloni gonfiati che cantano in playback o con l’autotune, vi ho dimostrato che non sono tra quelli. L’ultima canzone la sbaglierò ma la cantiamo insieme, vi chiedo scusa. L’ultima della serata, Pastello Bianco.

E proprio sulle note di Pastello Bianco che il pubblico ha cantato in coro per aiutare e supportare il cantante della band della Val Seriana, in evidente difficoltà con la voce, che però malgrado tutto ha portato avanti a testa altissimo uno spettacolo unico.

Sulle note di Fuori dall’hype, di cui si è sentita solo la base, i Pinguini Tattici Nucleari hanno salutato il pubblico. Riccardo ha provato a cantare con quel filo di voce che gli è rimasta. Poi luci accese in tutto lo stadio per una foto con tutto il pubblico, mentre lo stadio intonava in coro il ritornello.

I Pinguini Tattici Nucleari hanno dunque regalato due ore e mezza di musica, luci, fuochi d’artificio ma soprattutto di emozioni che, come sempre, sanno regalare grazie alla loro musica. Il mix perfetto che ha di fatto creato la formula magica per uno straordinario tour che ha registrato sold out in quasi tutte le date e che, senza ombra di dubbio, sta continuando a portare in alto la band della Val Seriana che, ora più che mai, è all’apice del successo.

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