Eurovision: 10 canzoni ingiustamente eliminate nelle semifinali
Si avvicina l’Eurovision 2017 e noi abbiamo deciso di celebrarlo alla nostra maniera, con una serie di post a tema. Il primo lo dedichiamo a quelle che a nostro giudizio sono state eliminazioni ingiuste: brani cioè che non sono riusciti a passare lo scoglio delle semifinali (introdotte nel 2004) e che invece a nostro giudizio lo avrebbero meritato. In rigoroso ordine cronologico.
Kate Ryan – Je t’adore (Belgio 2006)
L’Eurovision non guarda in faccia a nessuno, neanche alle acclarate regine della eurodance. Kate Ryan arriva ad Atene con una qualificazione che sembra certa, anche in forza di un pezzo che piace molto al pubblico eurovisivo ed invece, clamorosamente, frana in dodicesima posizione. La cantante belga solo recentemente si è riavvicinata alla rassegna.
Ich Troje ft Real Mc Coy – Follow my heart (Polonia 2006)
Davanti a Kate Ryan arriva anche il pluripremiato gruppo polacco, alla seconda partecipazione in concorso e per l’occasione accompagnato da Olaf Jeglitza, cantante dello storico gruppo eurodance tedesco Real Mc Coy: vestiti barocchi al servizio di un pezzo quadrilingue dal ritornello trascinante, non riescono a riportare in finale la Polonia, come invece avrebbero meritato.
Evridiki – Comme ci comme ça (Cipro 2007)
Alla terza partecipazione, 13 anni dopo l’ultima volta, l’affascinante interprete cipriota ci prova con un elettropop in francese, il primo della storia in questa lingua eseguito da un paese dove non è lingua nazionale. La svolta non è piaciuta alle giurie popolari, che l’hanno relegata assai immeritatamente al quindicesimo posto.
Deep zone project & DJ Balthazar – DJ take me away (Bulgaria 2008)
Famosi in tutto l’est europeo, Deep Zone Project arrivano all’Eurovision sull’onda di notevoli consensi ma col passare dei giorni e delle prove, il vantaggio accumulato scende e alla fine, nonostante una performance ammiccante, il progetto eurodance rotola in dodicesima posizione nella seconda semifinale.
Miodio-Complice (San Marino 2008)
La band prodotta da Roberto Fiacchini, figlio di Renato Zero segna il debutto del Titano in concorso con un pezzo pensato inizialmente per Sanremo. Forse anche penalizzati dal non aver mai proposto il brano prima della sua pubblicazione sul canale ufficiale, non riescono nell’impresa di qualificarsi. Ma è l’ultimo posto in semifinale (si, l’ultimo) che davvero si fa fatica anche a commentare.
Anna Bergendahl- This is My life (Svezia 2010)
Per la serie: drammi nazionali, ad Anna Bergendahl e alla sua delicatissima ballata resterà per sempre l’onta di essere stata la prima (e sin qui unica) rappresentante della Svezia ad essere stata eliminata in semifinale. Che equivale ad un Brasile che esce al primo turno dei Mondiali di calcio, per fare un paragone. L’undicesimo posto (su dieci qualificati) è comunque valso un buon successo discografico alla cantante.
Izabo-Time (Israele 2012)
Talmente retrò da sembrare innovativo, il delizioso brano anni 70 del gruppo indie israeliano era una delle proposte più divertenti dell’edizione eppure non va oltre il tredicesimo posto nella prima semifinale, abbastanza lontano anche dal punteggio minimo per la qualificazione.
Suzy – Eu quero ser tua (Portogallo 2014)
La travolgente pimba della ex assistente di volo lusitana è una fanwank dal primo secondo nel quale viene eseguita nel concorso di selezione portoghese e quando arriva sul palco eurovisivo, la qualificazione sembra scontata. E invece il brano chiude undicesimo nella sua semifinale, gettando nello scoramento il team di RTP che aveva puntato molto su un brano diverso dalle solite proposte presentate dalla tv.
Molly Sterling – Playing with numbers (Irlanda 2015)
L’eliminazione della ballata pop di questa sedicenne irlandese ha francamente dell’incomprensibile, soprattutto in anni come questi recenti, in cui nel concorso si va sempre più ricercando la qualità dei brani oltrechè della performance artistica. Dodicesima, la sua uscita è stata una mazzata al morale eurovisivo irlandese che non è ancora risalito.
Vaclav Noid Barta & Martina Jandova – Hope Never dies (Repubblica Ceca 2015)
Il ritorno in concorso della terra danubiana dopo sei anni sembrava foriero della prima qualificazione, vista la proposta di qualità e l’ottimo assortimento di voci, ma ancora una volta la combinazione dei voti penalizza il Paese che dovrà aspettare un altro anno prima di uscire dalla casella delle zero qualificazioni. Tredicesimi.