I testi di Sanremo 2013/2 – Ah l’amore, questo folle sentimento che…
Secondo giro con i testi di Sanremo. Non solo canzoni che tirano in ballo la chiesa, la fede e le religioni, ma anche ovviamente tanto amore. Declinato in tutte le salse, è come sempre lui il protagonista vero. Come Elio, Gazzè si rifà ampiamente con “I tuoi maledettissimi impegni” (voto: 10), dove l’innamorato s’immagina soluzioni per stare vicino alla sua impegnata lei: “Sei tu che mando giù nel petto quando mi getto vino in gola/e più ti respiro, più ti ingoio, più voglio rivederti ancora/Forse c’è una soluzione in più: potrei farti da fermaglio per capelli se per sbaglio ti venisse voglia di tenerli su/ Oppure travestirmi da molecola di vento e accarezzarti impunemente il volto mentre/ Non hai tempo”. E’ il testo più bello della rassegna. Stesso filone dell’ altra canzone di Simone Cristicchi, “Mi Manchi” (voto: 7) è un allegro divertissement sul tema della mancanza: “Come manca il mare a un’isola, come a un bottone l’asola” e via dicendo.
Detto nel precedente post di Gualazzi e Renzo Rubino, Federico Zampaglione ha dipinto per Chiara Galiazzo tutti i colori della prima volta, perché L’esperienza dell’amore (voto: 9): “ti viene addosso come un treno, non te l’aspetti e hai paura/però non puoi più farne a meno/ è un desiderio che ti afferra, ti sommerge come un’onda (…) indifesa e invulnerabile in un passaggio così importante/perché la vita ti ha chiamata e ti costringe ad essere grande”. Più o meno sulla stessa falsariga le canzoni di Annalisa Scarrone che in “Non so ballare” (voto 7.5) canta di una folgorazione amorosa: “Non so ballare/ma riesco a sentire le farfalle danzare in me (…) Ma che cos’è avere/sei un’idea impossibile/ ma vivi nella mia mente”. Ermal Meta ha scritto di meglio, ma è sicuramente meno scontato del duo Faini-Galbiati che in “Scintille”(voto 7) scrive “Dritto allo stomaco Tu/come un colpo di scena/ Scivola Scivola/Un brivido sulla mia schiena” e anche “Prendimi comprami/con quegli occhi da diamante/ che ora scintillano e il resto ormai non conta niente”. Il testo è banale ma è tutto in rima, non male.
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Malika Ayane ci racconterà, per mano di Giuliano Sangiorgi, i suoi tormenti. Amori perduti, assenza, dolore. Una bella ventata d’ottimismo, insomma. In “Niente” (Voto: 6) canta “Ho dei tagli sul viso/ Si, ma io cos’ho? che se sanguino rido / e mi sciolgo un po’/tanto non sento niente / Parlo con te sempre anche se tu sei assente e quelli non dicono niente solo un silenzio assordante muoio con te sempre “. In “E se poi” (voto: 6) invece canta: “Senza di te ho ancora quella strana voglia di sentirmi sola”. Sangiorgi le ha scritte dopo lunghe telefonate con Malika. Allegria. A proposito di amore straziato, non è da meno il testo di “E’colpa mia” di Maria Nazionale (voto 7). I dubbi dell’amore, nel bel mezzo di un rapporto in crisi: “E mò chello ch’è stat è stat/e mo nun me fa cchiu stu terzo grado”, ma lei lo ama e si assume tutte la reposnabilità della crisi: “Si, è colpa mia”. Decisamente meglio degli altri due. Paga i suoi errori pure Simona Molinari ne “La felicità” (voto 7.5): “Non ricordo più che sapore ha la felicità/ oh i need you back./Io la mattina mi sveglio stanca/avvolta da una sorta di indolenza /mi vesto, mi spoglio, mi rimetto a letto /io senza te non sarò più la stessa /vorrei tornare indietro, amore, aspetta! /Lo so che ho sbagliato e ti chiedo scusa”. C’è la consapevolezza che è finita, come cantano i Blastema ne “Dietro l’intima ragione” (voto 6): “Steso sul confine, c’è un altro uomo che farà BIG BANG/ e pioggià sarà in me/di fuoco” E poi c’è l’acredine di un rapporto finito nella verbosità fintamente ricercata de Il Cile ne “Le parole non bastano più” (voto 6): “Sei una Barbie sfregiata da una felicità/parziale e aiutata da flute di champagne/le tue lacrime lisce arrotate nei bagni di locali alla moda nei quali perdi mutande”. Chiaro cosa pensa di lei no?
E poi c’è l’amore romantico. Quello cantato da Marco Mengoni. Due testi non proprio originali, che viste le firme (Nannini e Pacifico), deludono un po’. In “Bellissimo” (voto: 6) si racconta il ricordo di un amore in un sogno: “Raccolgo le tracce che ho di te e sarà dolcissimo” ma anche “Ma dove vuoi scappare/Voli via voli via/ Ti prenderò/e allora sarà bellissimo/Nascondo le tracce che ho di te che scorri dentro e mi fai vivere/amerai fortissimo”. Va meglio ne “L’essenziale” (voto 7): “Mentre il mondo cade a pezzi/io compongo nuovi spazi/ e desideri che/appartengono anche a te/che da sempre sei per me l’essenziale”. E se poi non vi bastasse lo zucchero di Mengoni c’è quello dei Modà: vietato l’ascolto ai diabetici. “Se si potesse non morire” (voto: 4) è un simbolo del neoromanticismo: “Se in un abbraccio si potesse scomparire/E se anche i baci si potessero mangiare/Ci sarebbe un pò più amore e meno fame/E non avremmo neanche il tempo di soffrire” e via dicendo. Retorica a secchiate.
L’amore raccontato con trasporto, come in “Quando non parlo”, di Maria Nazionale (voto 6): “Guardo le stelle e mi rifletto come fa la luna in mare e il mio cuore lo sta facendo col tuo amore” o con un briciolo di malinconia come ne “Il bisogno di te”, di Daniele Silvestri (voto 8.5): “Ho provato per te/un dolore che ormai / ho capito cos’è/perché ancora di più quando tu te ne vai è il bisogno di te quello che non vorrei” e anche tanta ironia: “Io divido con te/ogni singola idea quando chiami io corro da te che nemmeno Mennea”. E la potenza di un bacio, come canta Irene Ghiotto in “Baciami” (voto 8): “Sassi nelle mie scarpe/le tue piccole paure legano i miei passi/come grappoli di sole/bruciano le suole/ sotto il peso dell’amore/sento la salita/ sulla punta delle dita”. La chiosa danno Marta sui Tubi in “Vorrei” (voto 8.5): “Vorrei prenderti le mani e berci dentro e tuffarmi nella tua purezza”, cantano, convinti che “Quando il cuore è convinto, non sbagli mai”.
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