Sanremo 2017, Ermal Meta vince la serata cover, fuori Nesli-Paba e Raige-Luzi
La terza, chilometrica serata del Festival di Sanremo (alle 0.54 non c’era ancora il nome dei due artisti eliminati) segna la consacrazione di Ermal Meta. Il cantautore albanese vince la serata dedicata alle cover con una intensa interpretazione di un pezzo di Modugno. Alle sue spalle Paola Turci e Marco Masini. Bocciati, ancora una volta, i giovani.
Fra i giovani, passaggio del turno per Maldestro e Lele, che vanno dunque ad aggiungersi a Leonardo Lamacchia e Francesco Guasti, per una finale di domani tutta al maschile.
PAGELLE NUOVE PROPOSTE TERZA SERATA
Maldestro – Canzone per Federica: Lui ormai è uno forgiato da anni di palco e si vede. La canzone è forte e radiofonica, molto bene interpretata. Talento. VOTO 7.5
Tommaso Pini – Cose che danno ansia: Ancora una volta, la canzone più moderna fra quelle in lotto viene eliminata. Paga anche, probabilmente, il fatto di essere di fatto autoprodotto. Continua la moria di pezzi contemporanei nei Giovani. Altro talento. VOTO 8
Valeria Farinacci – Insieme: Chi legge sa che non posso giudicare la mia concittadina, tanto è alto il livello di tifo. Dispiaciutissimo per l’eliminazione.
Lele – Ora mai: E’ senz’altro il pezzo più immediato e radiofonico e lui gode anche di una fresca popolarità televisiva. Fresco. VOTO 8
PAGELLE COVER
Chiara con Mauro Pagani, Diamante (Zucchero): Questa ragazza non ha mai avuto inediti all’altezza del suo talento, a Sanremo (e un po’anche fuori). Una voce cristallina e una interpretazione sicura come la sua lo meriterebbero. Questa prova sulla cover lo conferma. L’accompagnamento di Pagani è una gemma per pochi. Sprecata. VOTO 8.5
Ermal Meta, Amara terra mia (Domenico Modugno): Per dirla con Tommaso Pini, “Cose che danno ansia”. Lui è bravissimo (anche in falsetto) ma la scelta, senz’altro legata anche alla sua, di terra, il tutto a tratti troppo drammatico. Vittoria comunque meritata. Intenso, ma complesso. VOTO 7.5 (per l’interpretazione)
Lodovica Comello, Le mille bolle blu (Mina): Evidentemente non è Mina e allora prova a rinfrescare il pezzo con un arrnagiamento che lo fa somigliare a “All about that bass” di Meghan Trainor. Lei meglio, rispetto alla prima sera, senz’altro più a suo agio. Fresca. VOTO 7
Al Bano, Pregherò (Adriano Celentano, cover di Stand by me): Per uno come lui è un allenamento. Nonostante le condizioni di salute precarie. Liscio come l’olio. VOTO 7
Fiorella Mannoia con Danilo Rea, Sempre e per sempre (Francesco De Gregori): La classe e l’intensità di Fiorella Mannoia unita alla classe di uno dei giganti del jazz italiano. Arrangiamento minimale, grande atmosfera. Superba. VOTO 9
Alessio Bernabei, Un giorno credi (Edoardo Bennato): Le cover a Sanremo hanno una sola funzione, quella di mettere a nudo l’artista, di fronte ad un pezzo non pensato per lui. Come già nelle ultime due edizioni, Bernabei ne esce asfaltato, non becca una nota nemmeno per sbaglio. “Il codice per votarlo è NO”, ha scritto qualcuno su twitter. Ai limiti dell’inascoltabile. VOTO 3
Paola Turci, Un’emozione da poco (Anna Oxa): Grinta e passione, conferma ancora una volta che l’esperienza, per un palco come il Festival conta eccome. Cover molto fedele all’originale, ma se la si fa bene, come nel suo caso, funziona lo stesso benissimo. Certezza. VOTO 8
Gigi D’Alessio, L’immensità (Don Backy): Trasforma il pezzo in una b-side neomelodica e va persino fuori tempo. No, davvero. Voltapagina. VOTO 5
Francesco Gabbani, Susanna (Adriano Celentano, cover di Suzanne dei VOF De Kunst): Il segreto è nel giocare con le cover, riarrangiare i pezzi e farne una cosa diversa. Esattamente come ha fatto lui che ha messo una spolverata di freschezza e di elettronica (anni 80, che bello) su questa pietra miliare. Allegria. VOTO 8
Marco Masini, Signor Tenente (Giorgio Faletti): Non è facile fare la cover di un pezzo senza alcuna melodia. Il lavoro sta tutto nell’arrangiamento con spolverate elettroniche che spiazza. Esperienza. VOTO 8
Michele Zarrillo, Se tu non torni (Miguel Bosè): Con tutta la stima che posso avere ed ho per Zarrillo, non è uno da cover. Poi uno con la sua voce, su un pezzo di Bosè che certo non ha nella vocalità la sua dote migliore, finisce per sminuirsi. Bravo, per carità, ma niente di che. Compitino. VOTO 6
Elodie, Quando finisce un amore (Riccardo Cocciante): Elodie è la vera scoperta di questo festival, si è scrollata definitivamente di dosso l’etichetta di Amici. Ferma, precisa, intonata, intensa. Qui sembra molto la sua produttrice Emma (ma in bella copia). In crescita costante. VOTO 7.5
Samuel, Ho difeso il mio amore (Nomadi): Versione particolarissima, nonostante sia un genere diverso dal suo fa proprio un pezzo che è il primo sul quale si è esibito. Delicato. VOTO 7.5
Sergio Sylvestre con i Soul System, La pelle nera (Nino Ferrer): Sergio Sylvestre in grandi difficoltà vocali su un pezzo ritmato, il gruppo bresciano fa quello che faceva dentro X Factor, cioè un casino molto bene organizzato, con talento. L’effetto però è quello del veglione di Capodanno. Non ci siamo. VOTO 5
Fabrizio Moro, La leva calcistica della classe 68 (Francesco De Gregori): Anche lui è un pò contenuto, limitato, rispetto alle proprie capacità. Semplicemente, ci sono artisti che sulle cover non funzionano. Meglio su altro. VOTO 5.5
Michele Bravi, La stagione dell’amore (Franco Battiato): Tanto lavoro dietro le quinte lo ha forgiato e oggi per Michele Bravi è un nuovo inizio. Si confronta con rispetto col maestro Battiato e vi si appoggia con leggerezza, senza strafare. Intenso, diretto, preciso. Talento riscoperto. VOTO 8.5
RIPESCAGGIO CAMPIONI
Ron, L’ottava meraviglia: Grande ed immutata stima per Ron, ma il pezzo continua a non funzionare. Però dietro c’è un progetto del quale è il caso ancora di parlare e poi anche qui, pensiamo che c’è dentro roba peggiore.
Raige e Giulia Luzi, Togliamoci la voglia: Risentito su disco il pezzo guadagna. Il problema è che a Sanremo si canta con l’orchestra. Insomma si, non è niente di speciale, ma pensate che c’è ancora in gara il pezzo di Bernabei. Che risentiremo. Loro invece no.
Bianca Atzei, Ora esisti solo tu: Provate a pensarla cantata che so, da Orietta Berti nei Sanremo di metà anni 70. Oppiure chiudete gli occhi e pensate a Tony Corallo, quello che nei film di Panariello cantava “Lauretta mia”. Ecco, esattamente. Lei appena meglio.
Clementino, Ragazzi Fuori: Penalizzato oltremodo nella prima sera, ha un pezzo che non è niente di straordinario, ma è cantato bene ed è genuino.
Giusy Ferreri, Fa talmente male: Dispiace per l’interprete palermitana, anche lei ha un pezzo che su disco funziona. Ma è da un po’ che nelle esibizioni live vengono a galla tutti i suoi limiti. Se possibile canta peggio di martedì, sicuramente anche infastidita (le si leggeva in faccia) dal fatto che fossero le 0.40.
Nesli e Alice Paba, Do retta a te: Il pezzo resta modesto, l’interpretazione media, le voci poco affiatate. Complessivamente un’operazione fallita. Eliminati.