X Factor 2022, il racconto della seconda tornata di audizioni
La seconda puntata dedicata alle audizioni di X Factor, andata in scena questa sera, ha regalato ancora una volta numerosi momenti emozionanti e altrettante performance dimenticabili.
Come al solito, nel talent, la musica passa quasi sempre in secondo piano a discapito di storie strappalacrime o momenti divertenti. In questo però X Factor ha il merito di spettacolarizzare il giusto, senza strafare e senza soprattutto dimenticare che siamo davanti a una gara musicale che dovrebbe sfornare talenti. Ciò nonostante abbiamo visto una proposta di matrimonio di due persone nel pubblico che, per favore, anche no. Riportiamo la musica al centro, grazie.
I promossi
Francesca Rigoni, in arte Inverno, presenta una cover di “Hung Up” di Madonna in una versione riarrangiata da lei. Il brano è già di per sé difficile, essendo esso stesso una mezza cover (va a campionare “Gimme Gimme Gimme” degli ABBA), ma lei nonostante l’emozione riesce a dare il massimo. Sono 4 sì per lei.
Quattro sì anche per Giacomo Paris in arte Calibri. Lui presenta un suo inedito, “Paracadute”, con uno stile che ricorda vagamente (ma neanche troppo) Calcutta. Senza dubbio un possibile nuovo esponente della scena musicale Indie, con quello che Ambra definisce “un suono un po’ depresso che però funziona”.
Valeria Agata Romeo presenta il suo inedito “Drift”, con uno stile che lei definisce “arabo-normanno” e che dice di aver inventato lei, ma di nuovo ha poco e nulla. Si parte da un rap, poi un leggero gioco con la voce e l’arabo-normanno era solo nel flauto, l’innovazione è pari a zero con uno stile che per certi versi ricorda Mahmood e un testo tipico del rap d’oltreoceano. Avere una voce del genere e auto-prodursi a 17 anni però non è da tutti. L’unico no arriva da Fedez.
Colin McDonald canta “Heart-shaped box” dei Nirvana. Probabilmente, se Kurt Cobain potesse scendere sulla terra ancora una volta, lo farebbe inchinandosi al suo cospetto. La sua voce è un dono, l’interpretazione di questo brano così difficile è stata magica ed emozionate a dir poco. Quattro sì meritatissimi.
Omar Ahmed canta il suo inedito “Immagine”. Il pezzo è vecchio, ma tanto vecchio, sembra di tornare a Sanremo 1998, però al pubblico piace. La vocalità è notevole, timbro di voce un po’ alla Michele Bravi, molto pulito tanto che Fedez l’ha scambiato per playback. Riceve tre sì, anche se Fedez critica il brano. L’unico no arriva da Rkomi, d’accordo con il rapper.
Filippo Ricchiardi, cantautore che vive ad Halifax, presenta il suo inedito “1E3 Miles”. Pezzo estremamente interessante, nella sua semplicità (eseguito solo con chitarra e voce), che magari funziona solo la prima volta e dopo non lo si ascolta più, ma il primo impatto è assolutamente positivo. Quattro sì più che meritati.
Gaia Eleonora Cipollaro, in arte Dadà, presenta il suo inedito “Cavala”. Un pezzo in lingua napoletana con una base elettronica, quasi psichedelica, cantata in maniera a tratti arabeggiante. Uno dei progetti più interessanti tra quelli ascoltati finora. Quattro sì, ha decisamente convinto.
Giorgia Turcato, con la sua chitarra, si esibisce in una semplicissima ma efficace cover di “Nothing brakes like a heart” di Mark Ronson (originariamente cantata da Miley Cyrus, una delle voci più irraggiungibili del panorama musicale globale). Quando hai predisposizione al talento, basta poco per scaldare il cuore e lei ci è riuscita del tutto. Se potessimo descrivere la bellezza, potremmo prendere questa esibizione come esempio. Ambra la paragona a Dolly Parton. Quattro sì.
I Gemini Blue, con formazione “occasionale” a causa del covid che ha colpito il batterista, si esibiscono in una cover di “Hey Joe” di Jimi Hendrix rivisitata per donarle sonorità afro. Certo rivisitare un pezzo immortale di un artista leggendario è un’impresa impossibile, però hanno convinto tutti e 4 i giudici.
Cecilia Quaranta in arte Talea, con la sua chitarra Mathilda, si presenta con una cover di “Amandoti” dei CCCP – Fedeli Alla Linea. Se volessimo riassumere questa esibizione in tre parole, potremmo scegliere “grazia”, “armonia” e “perfezione”. Emozione pura, e chi vi scrive è un estimatore di Giovanni Lindo Ferretti. Poco da dire, se non “Fedele Alla Linea” o “perfetta”. Quattro sì.
I Tropea, con la loro “Technicolor”, hanno presentato un pezzo dalle marcate sonorità anni ’80. Voce che richiama Tommaso Paradiso, brano che per certi versi ricorda “As it was” o anche “Take on me”, ma loro hanno convinto tutti e quattro i giudici che hanno valutato la performance più che il pezzo.
Marco Zanini in arte Zani si presenta con una cover di “Bruises” di Lewis Capaldi. Piano e voce, ma tanta classe. “O ha una voce bellissima o è una mer…” dice Fedez, che il programma lo conosce bene con i suoi cliché, e anche stavolta ha avuto ragione: la performance è stata a dir poco ottima. Quattro sì anche per lui.
I bocciati
Paolo Civitarese, in arte LOE, non convince con un suo inedito. I giudici gli consigliano di evitare la laguna veneta per il bene dei vetrai di Murano: il falsetto potrebbe rompere tutti i vetri. Stessa sorte per Gianmarco Ciullo, definito ironicamente l’Urlo di Munch per il suo modo di cantare urlando.
Discorso a parte per i Dynamite 36, dove la dinamite è quella che avrebbe preferito sentire esplodere Cesare Cremonini invece di questa interpretazione tremenda di “Qualcosa di grande” dei Lunapop. Bocciati direi con l’invito a non tornare mai più.
Matteo Spanu ha proposto una cover di “I will always love you” di Dolly Parton, nella versione di Whitney Houston. Il pubblico reclama i quattro sì, ma se fai il finale di questo pezzo puoi essere anche Maria Callas e rischi di steccare. Così è stato anche per Matteo, ed è un vero peccato perché sa cantare senza dubbio, ma la stecca clamorosa era fin troppo evidente per essere ignorata. Rkomi e Dargen D’Amico lo bocciano. Premio modestia per la frase “I giudici sono 4, il pubblico di più”.
Tiziano Melani presenta il suo inedito “Star pack”. Le risate di Fedez e Ambra sono alquanto eloquenti, Rkomi e Dargen D’Amico lo raggiungono sul palco e ballano. Poco da dire, lo prendono in giro anche i giudici. Per Fedez, ascoltandolo al contrario si può sentire Michael Jackson urlare di dolore. Bocciato con i sì di Ambra e Dargen D’Amico.
Le riserve e i mah
Clemente Guidi canta “Friday I’m in love” dei The Cure. Poco da dire, se non “wannabe Lorenzo Licitra“. Ha una gran bella voce, ma ha portato un pezzo sbagliatissimo, e non siamo sicuri che il suo percorso discografico possa proseguire a lungo fuori dal talent. Quattro sì.
Andrea Ascanio presenta l’inedito “Margot”. Ancora una volta un “wannabe qualcuno”, in questo caso fin troppo simile a Blind. Poi sappiamo tutti che la carriera del rapper sarebbe dovuta passare per “Una voce per San Marino” ma è finita all’Isola dei famosi. Quattro sì anche in questo caso, ma assolutamente da risentire.
I Nitidi, band composta da due napoletani, un siberiano e un tedesco, cantano “Jah Rastafari” e convincono tre giudici. L’unico no è di Dargen D’Amico. Stessa identica sorte toccata a Samuele Luciani e Satura Lanx, che hanno proposto una cover di “Monna Lisa” di Ivan Graziani. D’altronde, se presenti un brano immortale il rischio di non convincere lo corri senza dubbio.
I Wepro, vecchie conoscenze dai tempi di Sanremo Giovani 2018, si esibiscono in una cover di “Blue (Da Ba Dee)”. Promossi con riserva, l’unico no è di Rkomi ma tutti i giudici sono più che titubanti. Troppa presunzione e poca innovazione.
Sul palco anche un’altra nostra vecchia conoscenza: Maria Chiara Leoni, nota anche come MeriCler, si presenta con una cover di “Elettrochoc” dei Matia Bazar. Tutto normale, wannabe Antonella Ruggiero, però già dalle prime note sono partiti dei flashback di qualcosa di già visto. Vi diamo un altro indizio: “Tiramisù”. Tutto chiaro, no? L’abbiamo vista a “Una voce per San Marino”, dove ha chiuso al quinto posto (però può dire di aver condiviso il palco con Achille Lauro). Promossa con il no di Ambra.