Ola, Le Kid, Icona Pop: l’Italia scopre la Svezia. E dire che ha ignorato Loreen…
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Avete presente l’Italia? Si, proprio quel paese che l’anno scorso “rifiutò” come la peste la canzone svedese che vinse l’Eurovision Song Contest, vale a dire “Euphoria” di Loreen, non assegnandole (unico paese) nemmeno un punto e poi ignorando praticamente la canzone che nel frattempo raggiungeva la vetta in 18 paesi vincendo 21 dischi di platino?
Adesso sembra essere tornata ad innamorarsi della Svezia. Alcuni dei maggiori tormentoni radiofonici e successi commerciali di quest’estate vengono proprio da lì. Cominciando da quella “I’m in love” di Ola spuntata dal nulla e ora diventata un fenomeno, con tanto di presenza costante del biondino di Lund ai nostri eventi live e pubblico (femminile) urlante. Passando per “We are young” de Le Kid, buon successo primaverile nelle nostre radio. E che dire di “I love it” delle Icona Pop ft Charly XCX, che da noi è arrivata con colpevole ritardo ma ora sta letteralmente facendo ribaltare dalle sedie?
E prima ancora Lykke Li, arrivata in Italia con due anni di ritardo rispetto al resto d’Europa e spacciata come “novità dell’anno” (come sempre fanno i nostri programmi televisivi e radiofonici) dopo aver conquistato l’Europa. Se poi scendiamo sul piano della dance dura e pura allora la lista è ancora più lunga: Swedish House Mafia, Avicii, Alesso. Senza dimenticare quella Agnes che due anni fa arrivò anche da noi. Ma allora non è vero che la musica svedese è così brutta.
L’Italia, quello strano paese che definisce “trash” un certo tipo di spettacolo che piace dovunque meno che da noi e “troppo leggera” la musica dei paesi scandinavi, incredibilmente ne scopre il sapore. Tanto da dedicarle anche un articolo sul maggior quotidiano italiano. Il difetto di coerenza, che da sempre ci accompagna, che stavolta si unisce alla nostra solita voglia di andare controcorrente. L’Europa ascolta (e compra) Loreen, o Eric Saade? Da noi i brani non passano neanche in radio, figuriamoci nei negozi. La cantante di origine berbera ha fatto un’apparizione al numero 54, per tre settimane, per poi uscire e non rientrare mai più. Ancora meno rilevante la presenza del ragazzo di origine iraniana.
In compenso Ola Svensson, al netto di un brano oggettivamente molto bello, è passato praticamente inosservato in tutta Europa (a parte la Svezia, una top 10 in Turchia e posizioni di rincalzo in Germania e Austria). Da noi ha vinto il disco di platino. “We are young” de Le Kid è passato sotto silenzio perfino in Svezia, da noi sta andando molto bene in radio. Le Icona Pop sono invece andate oggettivamente molto bene dovunque (11 dischi di platino).
Stranezze di una Italia che sputa su un piatto (l’anno scorso i commenti al “sound” di Loreen sono stati da noi piuttosto vari e in gran parte negativi) e poi mesi dopo lo pulisce per bene, così da gustarsi la pietanza fino in fondo, quella stessa che prima aveva rifiutato con sdegno. Stranezze di un mercato musicale dove la stessa filiale italiana della casa madre non prevede nemmeno un radio date per l’artista che sta andando bene in tutta Europa e poi lancia un giovane da noi altrettanto sconosciuto, che altrove nessuno aveva preso in considerazione.
Stranezze di un paese che definisce trash il festival musicale più famoso e visto al mondo, deridendone le canzoni (tutte, senza distinzioni) e i cantanti e poi mette ai primi posti in classifica pezzi come quello di Moreno Donadoni, oppure “Mi Mi Mi” delle Serebro (peraltro figlie della stessa manifestazione, pure da loro ripudiata) oppure “Zalele” di Claudia e Asu, spuntati dal nulla molto più di Ola, che in fondo ha tre album alle spalle in Svezia. Già, stranezze. O forse no.
bizarro !