Eurovision 2015: le nostre pagelle ai brani della prima semifinale

Domani sera scatta ufficialmente l’edizione numero 60 dell’Eurovision Song Contest, in diretta dalla Wiener Stadthalle di Vienna alle ore 21. Come è noto, la scellerata decisione della Rai di spostare a domani  sera The Voice per via della partita di domani, ha fatto slittare la prevista diretta su Rai 4 ad una differita, sullo stesso canale, dopodomani alle 22.50. Pertanto, chi volesse seguire l’evento con commento in italiano può andare sul 520 di Sky, o 73 Tivù sat o 73 DTT (in Emilia-Romagna) e seguire San Marino RTV, col commento di Lia Fiorio e Gigi Restivo. L’Italia, come è noto è già in finale e voterà nella seconda semifinale di giovedì. Ecco nel dettaglio e in ordine di uscita le canzoni della prima semifinale, che trovate a questo link.

Elin Born Stig Rasta

MOLDAVIA

Eduard  Romanyuta – I want your love: Il momento tamarro ce lo regala subito questo ucraino al soldo dei moldavi, così ci leviamo subito il pensiero. Un prodotto di bassissima lega che potrebbe funzionare solo se lo cantasse una donna. Per carità. Aridatece gli Zdob si Zdub.

ARMENIA

Genealogy –Face the shadow: Sei voci soliste interessanti, l’amalgama funziona meno. Il pezzo ancora meno. Però sono bravi, eccome e il numero è sobrio e di grande effetto. In finale senza rischi, poi l’obiettivo è il bottino pieno nei paesi ad alta densità di armeni. Possono farcela e saranno pericolosi outsider. Furbi.

BELGIO

Loic Nottet – Rhythm inside: Per avere solo 18 anni è una delle voci più interessanti e molto ben modulate della rassegna. Il pezzo è una gran bella idea, moderno e coinvolgente. Il Belgio aspetta un sorriso da tempo. Può farcela e piazzarsi anche bene. Talento.

PAESI BASSI

Trijntje Oosterhuis – Walk along: Lei ci mette grinta ed esperienza, ma la sensazione che resta è che Anouk le abbia rifilato uno scarto di magazzino. Forte, ma non abbastanza, gioca tutto sul ritornello e sulla melodia coinvolgente. Basteranno? Rischiatutto.

Kiryakou

FINLANDIA

Pertti Kurikaan Nimipaivaat – Aina muun pitaa:  No, seriamente. Ne dobbiamo anche parlare?

GRECIA

Maria Elena Kyriakou – One last breath: Questa ballata anni 90 l’abbiamo tutti fortemente sottovalutata. Ma lei è una delle più brave, perché ha una voce caldissima e riesce a far apprezzare una canzone che di per sé non ha grosso appeal. La finale non è in discussione, stiamo parlando della Grecia. Poi potrebbe sparigliare le carte. Sorprendente.

ESTONIA

Elina Born e Stig Rasta – Goodbye to yesterday: Il loro problema è che sono coinvolgenti quanto un frigorifero. Perché il  pezzo invece è uno dei quattro-cinque migliori di questa edizione. Fresco, radiofonico, cantabilissimo. Meriterebbero un posto nei dieci (fosse per me anche nei cinque), ma chissà. Speranza

SERBIA

Bojan Stamenov- Beauty never lies: Un pezzo pensato per la lingua serba e tradotto in inglese. Diventa un pop qualunque. Con in più inutili fioriture, vocalizzi e un cambio di ritmo sull’eurodance che nemmeno nelle peggiori B-side degli anni 80. Pessimo rientro. Ritenta.

MACEDONIA

Daniel Kaimakoski – Autumn leaves: L’errore grosso anche  qui è aver scelto di cantarla in inglese, perché diventa una ballata d’amore perduto qualunque. La lingua originale dona più fascino anche a pezzi medi. Non decolla.

UNGHERIA

Boggie- Wars for nothing: La vera scommessa di questa semifinale. Meditativa, con un testo profondissimo, cantata benissimo. Ma lentissima, a metà serata è una mazzata. Se prevale l’atmosfera passa in carrozza e potrebbe anche far bene, ma la possibilità di una disfatta è anch’essa dietro l’angolo. Roulette.

BIELORUSSIA

Uzari & Maimuna – Time: Come avere la possibilità di un valore aggiunto – i virtuosismi del violino elettronico di Maimuna – e non utilizzarlo. Tutto già sentito milioni di altre volte, soprattutto nei paesi dell’est. Gradevole, ma niente che faccia strappare i capelli. Repetita non iuvat.

Gagarina

RUSSIA

Polina Gagarina – A million voices: In prova è stata un macchina da guerra. Precisione giapponese, staging di grande livello, tiene il palco come pochi, non sbaglia una nota. Il pezzo funziona parecchio, anche se non è niente di particolarmente originale. In più è la Russia. Seriamente candidata ad un posto sul podio.

ALBANIA

Elhaida Dani- I’m alive: Infinitamente migliore del brano con cui aveva vinto il Festivali I kenges, ma non decolla del tutto, nonostante lei sia molto brava e sul palco lo dimostri. Sufficiente, forse, per andare in finale. Poi è dura. Scommessa

DANIMARCA

Anti Social Media- The way you are: In Danimarca devono aver votato solo le ragazzine ormonose, altrimenti davvero non c’è spiegazione al fatto che abbia vinto un pezzo simile. Trito e ritrito e nemmeno della migliore qualità. Rischio flop.

ROMANIA

Voltaj – De la capat/All over again: Poco televisivi, del resto sono una band solida, di successo, che vende molto già di suo in patria. Il pezzo è una perla, una delle cose migliori di questa edizione, cantato anche in gran parte in rumeno, a fine sera per giunta. Un po’ come per l’Estonia, bisogna vedere l’effetto che fa in uno show come questo, perché sulla qualità non si discute. Meritano un posto nei primi cinque, se arrivano sotto il decimo è una bestemmia. L’altra faccia della Romania musicale. 

GEORGIA

Nina Sublatti – Warrior: Attenzione a lei, perché è partita in sordina, ma dopo il revamping il pezzo è cresciuto di gradimento. Molto scenografica, ha una powerballad non originale, ma interessante, ben cantata. Esce per ultima ed è un vantaggio notevolissimo. Outsider.

Emanuele Lombardini

Giornalista, ternano, cittadino d'Europa, liberale. Già speaker radiofonico. Ha scritto e scrive di cronaca, sport, economia e sociale per giornali nazionali e locali per vivere; scrive di musica su siti e blog per sopravvivere.

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