Amore, violenze, paura del diverso, adolescenza spezzata nei testi di Sanremo 2019

E’ uscito proprio in queste ore il consueto numero di Sorrisi e Canzoni che pubblica in anteprima i testi delle canzoni del prossimo Festival di Sanremo. Amore, violenze, migranti, dilemmi adolescenziali, ma anche stili di vita. Nel Baglioni-bis c’è tutto, noi ve lo raccontiamo, anche se per i testi completi, vi rimandiamo, obbligatoriamente, al link che trovate più sotto.

Cantare è d’amore, diceva Minghi. Aveva ragione, ma dipende come.

AMORE NUOVO, PAROLE VECCHIE

Einar vorrebbe cantare l’amore con ‘Parole nuove’ ma purtroppo per lui quelle scritte da Tony Maiello e Kekko Palmosi sono vecchissime: “Quanto amore lasci mentre ti allontani/ E giuro che se te ne vai non ti verrò a cercare/ Camminerò lontano dal tuo cuore”. Parole nuove – per ritrovare un amore perduto -ne chiede anche Ultimo a Dio: “Se solamente Dio inventasse delle nuove parole potrei scrivere per te nuove canzoni d’amore e cantartele qui /È da tempo che cammino e /Sento sempre rumori dietro me /Poi mi giro pensando che ci sei te/E mi accorgo che oltre a me non so che c’è Che mancan tutti quei tuoi particolari”.

Shade e Federica Carta, invece sono vietati ai maggiori di 15 anni: “Ti sei messa quei tacchi/Per ballare sopra al mio cuore/Da quando hai buttato le Barbie/Per giocare con le persone /Dicono che non capisci il valore Di qualcuno fino a quando non l’hai perso /Tu non capiresti lo stesso/Quindi non dirlo nemmeno per scherzo“.

AMOR CORTESE....

Anna Tatangelo

L’amore attraversa generazioni. Simone Cristicchi racconta l’età adulta con poesia: “Abbracciami se avrò paura di cadere/ Che siamo in equilibrio /Sulla parola insieme (…) L’amore è l’unica strada, è l’unico motore È la scintilla divina che custodisci nel cuore(Tu non cercare la felicità semmai proteggila“.

Amore romantico, anche se leggermente scontato, ache quello scritto da Lorenzo Vizzini per Anna Tatangelo: “Lo capisco da come mi guardi che in fondo lo sai/Che mai potremo perderci/ E più ti guardo, e più vedo la parte migliore di noi”. Ancora più scontate le parole scritte per Il Volo: “Tu che sei la forza e il coraggio/La meta in un viaggio/Il senso dei giorni miei (…) Siamo il sole in un giorno di pioggia”.

L’amore, in fondo, cantano Patty Pravo e Briga su testo di Zibba, è”Un po’ come la vita’: “Non ti ricordi/Quando eravamo due corpi/Uniti nel prendere i colpi/Noi sapevamo come illuminarci / Prima di prenderci a calci/Prima di metterci al collo/ Pure le croci degli altri/Solo per assomigliarci”

...E PROVE D’AMORE

Di certo c’è che l’amore mette alla prova. Soprattutto quella del tempo. Ne canta Nek (“Mi farò trovare pronto/Ad ogni regola che inverti/Ogni legge, ogni principio non saranno più gli stessi/ Con la guardia sempre alta/Anche con i sentimenti”) e ancora più chiaramente gli Ex-Otago: “Non è semplice /restare complici/Un amante credibile/Quando l’amore non è giovane/Non è semplice/Scoprire nuove tenebre/Tra le tue cosce dietro le orecchie“.

Più ottimisti, in questo senso Nino D’Angelo e Livio Cori: “Je te veco accussì/ Luce nel tuo sorriso/Anche quando c’è il vento contro (….)Quella faccia pulita/ Si è sporcata coi graffi del tempo che fugge“. Forse anche per questo Gaetano Curreri consegna a Loredana Bertè una lunga scia di dubbi: “Cosa ti aspetti dentro te Che tanto non lo sai/Tanto non lo vuoi/Quello che cerchi tu da me“.

Poi c’è l’amore e la violenza, per dirla con i Baustelle. Ghemon è netto: “Rose viola/Stese sulle lenzuola/Come tutte le notti in cui/Te ne stai da sola/ Nodi in gola/ Ed il trucco che cola/ Come tutte le notti in cui/Proprio lui ti trova”.

DIVERSI CHE SPAVENTANO

Motta

Non manca ovviamente l’attualità e non è un caso che vi si riferiscano gli artisti più lontani dagli schemi festivalieri.

Motta e i Negrita parlano chiaramente dei migranti. Il cantautore pisano canta lo smarrimento: “Dov’è l’Italia amore mio?/Mi sono perso anch’io/ Come quella volta a due passi dal mare/Fra chi pregava la luna/E sognava di ripartire”. La band aretina invece non lascia dubbi: “In mano una chitarra e un mazzo di fiori distorti/Per far pace con il mondo dei confini e passaporti/Dei fantasmi sulle barche e di barche senza un porto/Come vuole un comandante a cui conviene il gioco sporco/Dove camminiamo tutti con la testa ormai piegata/E le dita su uno schermo che ci riempie la giornata”.

Gli Zen Circus invece raccontano la paura del diverso, nel 2019: “Le porte aperte, i porti chiusi, e sorrisi agli sconosciuti/Che ci guardano attoniti mentre ci baciamo Da uomo a uomo, mano nella mano”. Saranno contentissimi, quelli di Rai 1…

 

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PADRI, MADRI… E FIGLI.

I padri, nel ricordo o nella rabbia, sono una delle chiavi delle canzoni in questa edizione.

Mahmood mette in musica tutta la sua rabbia: “Ho capito in un secondo che tu da me/ volevi solo soldi soldi /Come se avessi avuto soldi/Dimmi se ti manco o te ne fotti (…) Penso più veloce  per capire se domani tu mi fregherai”. Paola Turci invece lo dipinge come un compagno di viaggio, con parole dolcissime: “Siamo la fotografia del giorno di un mio compleanno/Ricordo quando tu mi hai detto «non aver paura di tremare/Che siamo fiamme in mezzo al vento, fragili ma sempre in verticale/Magari no non è l’ultimo ostacolo/Ma è bellissimo pensare di cadere insieme”.

Bungaro consegna a Renga un testo nel quale l’amore per una donna lenisce il dolore: “Cerco ancora nei miei occhi/il sorriso di mia madre/mi manca da trent’anni e/vorrei dirle tante cose/che mio padre adesso è stanco/e forse sta per arrivare/ che la ama più di prima/ ed è l’unica cosa che riesce a ricordare”. Federica Abbate scrive invece per i Boomdabash un testo dolcissimo sul figlio in arrivo: “Ti aspetterò/Come il caffè a letto a colazione/Come ad un concerto dall’inizio/Si aspetta il ritornello di quella canzone (…) /Ti aspetto come il gol che sblocca la partita/Come le mogli dei soldati aspettano i mariti”.

Enrico Nigiotti

Poi c’è la ragazza di 16 anni cantata da Irama,  tenuta in ostaggio da un padre mostro: “Linda è cresciuta così in fretta da truccarsi presto/Talmente in fretta che suo padre non fu più lo stesso/A scuola nascondeva i lividi/A volte la picchiava e le gridava soddisfatta”Linda sentiva i brividi quando quel verme entrava in casa sbronzo“. Una ragazza le cui botte del padre le hanno regalato un cuore ‘di latta’ “che non batte a tempo”. Ma c’è una grande speranza perchè  “adesso dentro la sua pancia batte un cuore in più

VECCHI SUCCESSI 2.0.

Sarà in qualche modo anche l’edizione delle canzoni che nei testi ricordano vecchi successi, sanremesi o meno.

La vita descritta da Achille Lauro in “Rolls Royce” sembra proprio quella spericolata che cantava Vasco Rossi, non solo perché a tempo di rock: “No non è un drink è Paul Gascoigne /No non è amore è un sexy shop /Un sexy shop si si è un Van Gogh/ Rolls Royce Rolls Royce /Voglio una vita così(Voglio una fine così/C’est la vie”. Non c’è Steve Mac Queen, ma pure il trapper romano ha i suoi idoli: l’ex campione della Lazio ‘innamorato’ degli alcolici, ma anche Axl Rose, Elvis, Jimi Hendrix, Billie Joe. E pure Dio.

“Nonno Hollywood” di Enrico Nigiotti invece è sin troppo nostalgica: nel ricordo del nonno, secchiate di luoghi comuni. “Centri commerciali al posto del cortile” is the new “Là dove c’era l’erba una città”; “Quant’è bella la campagna, quanto è bello bene vino”  fa riecheggiare alla mente “Viva la campagna” di Nino Ferrer, dove si inneggiava a “Bicchieri bicchieri bicchieri bicchieri”.

Qualcun altro invece, preferisce rimandarci ad un altro pezzo sanremese del passato, “Vita tranquilla” d Tricarico (2008):   Arisa, che su testo di Matteo Buzzanca inneggia alla vita: “Leggo un giornale, mi sdraio al mare/ E prendo la mia vita come vien/ Se non ci penso più mi sento bene (…) “Accarezzare tutto e stare bene/ Forse è tutto qui il mio vivere /Quasi elementare, semplice/ Ridere non è difficile( Se cogli il buono di ogni giorno/ Ed ami sempre fino in fondo”.

PRIGIONE DORATA

Ma il testo più forte, quello che fa più male per come arriva, è quello di Daniele Silvestri ft Rancore. Cantano lo smarrimento di un giovane adolescente e la prigione è casa sua, anzi, camera sua: “A volte penso di farla finita/ E a volte penso che dovrei vendicarmi/ Però la sera mi rimandano a casa (…) Come se casa non fosse una gabbia anche lei E la famiglia non fossero i domiciliari Ho sedici anni ma è già da più di dieci /Che vivo in un carcere/ Nessun reato commesso là/Fuori“.

Non resta che attendere di sentire i brani. Ma dai testi sembra un ottimo festival.

Emanuele Lombardini

Giornalista, ternano, cittadino d'Europa, liberale. Già speaker radiofonico. Ha scritto e scrive di cronaca, sport, economia e sociale per giornali nazionali e locali per vivere; scrive di musica su siti e blog per sopravvivere.

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