Musicultura 2023: vincono i Santamarea. Il racconto della serata finale

I Santamarea vincono Musicultura 2023 con “Santamarea”. Cala dunque il sipario sulla 34esima edizione del Festival della Canzone Popolare e d’Autore, carica di novità, a partire dai conduttori senza dimenticarci del regolamento, per la prima volta senza eliminazioni dopo la prima serata. Tanti gli ospiti sul palco dello Sferisterio di Macerata: Dardust, Ermal Meta, Gianmarco Carroccia e Mogol, in più la sorpresa di Simone Cristicchi e Amara come ospiti non annunciati.

Il racconto della serata finale

La serata parte, esattamente come ieri, con Flavio Insinna e Carolina Di Domenico che danno al pubblico il numero di telefono per interagire via whatsapp con i vincitori e gli ospiti e scaldano la platea, invitando il pubblico ad applaudire e a esaltarsi durante la serata.

Si parte ufficialmente con la sigla di questa edizione, “Vivere” di Enzo Jannacci, poi un piccolo problema tecnico costringe la regia di Duccio Forzano a interrompere la sigla. Ezio Nannipieri, direttore artistico di Musicultura, apre il microfono e si scusa con il pubblico. Riparte dunque la sigla, questa volta si parte per davvero.

Entra in scena Flavio Insinna, al timone per la prima volta facendo la stessa identica presentazione fatta ieri. Arriva dunque Carolina Di Domenico, compagna di viaggio dell’attore e conduttore romano, che ricorda alcuni nomi che sono usciti proprio da Musicultura. A seguire Insinna racconta del comitato artistico di garanzia, un po’ di anticipazioni degli ospiti ma è il momento di presentare il primo ospite: a sorpresa sul palco dello Sferisterio Simone Cristicchi e Amara.

Il cantautore romano, vincitore dell’edizione 2005 con “Studentessa universitaria”, regala un omaggio a Franco Battiato con “L’ombra della luce” impreziosita da Amara con una preghiera in aramaico. A seguire, continuando l’omaggio al Maestro, arriva un momento che già nelle prove ha emozionato: “La cura”, capolavoro per cui il pubblico si lascia andare ad applausi scroscianti sin dalle prime note.

Si parte però con la gara. La prima vincitrice a esibirsi è Lamante con “L’ultimo piano”. L’artista veneta si conferma un autentico animale da palcoscenico, ha una presenza scenica non indifferente e con la splendida caciara che porta in gara riempie il palco e invita il pubblico a cantare. Poi interviene sul palco Flavio Insinna, che invita il pubblico a fare rumore. Il pubblico apprezza, tanto che durante l’intervista continua a cantare il riff della canzone. Taketo, coautore del brano, ha fatto un buon lavoro.

Il secondo vincitore è Simone Matteuzzi con “Ipersensibile”. Ancora una volta il giovane cantautore, classe 2002, fa trasparire la sua abilità nel canto giocando molto con la voce in questo brano estremamente complicato e arzigogolato. Nella canzone di questo artista c’è una commistione di generi, visto che a Simone Matteuzzi piace spaziare, in più ha studiato canto lirico (con scarso successo, ci tiene a dirlo).

Si procede con una breve clip, che racconta un po’ di storia di questo festival attraverso le immagini delle passate edizioni e degli ospiti che si sono esibiti nel corso degli anni. È però il momento di procedere con la gara.

È il turno di AMarti con “Pietra”. Il brano non è semplice, per buona parte procede lentamente per poi evolversi e crescere di intensità verso il finale. Particolare la finezza stilistica del chitarrista, che suona la chitarra elettrica con un archetto da violino. Racconta la cantautrice che tutto è iniziato da un momento difficile, e proprio in un momento di crisi è nata “Pietra”. Rispondendo a una domanda del pubblico, la cantautrice accenna “La sirenetta” (dal classico Disney).

Il quarto vincitore a esibirsi è Zic con “Futuro stupendo”. Il cantautore di Borgo San Lorenzo prende il nome d’arte dal protagonista della serie animata e a fumetti Monster Allergy. Il brano di Zic ha tutte le carte in regola per funzionare in radio, è carinissimo e a tratti ha sonorità che potremmo tranquillamente ascoltare sul palco del teatro Ariston di Sanremo. Curiosità: su instagram si chiama ZicVilleneuve perché è un amante dei motori e un suo idolo è Gilles Villeneuve.

Sale sul palco dello Sferisterio di Macerata il celeberrimo paroliere Mogol, accolto da un lunghissimo applauso e una standing ovation. Il Maestro racconta che per lui tutto parte dalla musica, scrivendo il testo a partire proprio dalla musica.

Insieme a Mogol arriva Gianmarco Carroccia, che come sempre esegue alcuni brani del repertorio di Lucio Battisti. Stasera ci regala “Emozioni”, “I giardini di marzo” e “Il mio canto libero”. Proprio su quest’ultimo brano il pubblico canta in coro e batte le mani a tempo.

Al termine della performance i rettori delle Università di Macerata e Camerino premiano Mogol. A leggere le motivazioni è John McCourt, il Magnifico Rettore dell’Università di Macerata, primo rettore non italiano di un ateneo italiano.

Si riparte con la gara, è il turno di Ilaria Argiolas con “Vorrei guaritte io”. La cantautrice romana, di origini sarde, riporta il dialetto romanesco sul palco di Musicultura dopo nove anni: l’ultima volta furono i Coreacore, che nel 2014 portarono in gara “La cortellata”. Il brano è fortissimo, funziona, poi la scelta di portare un brano in dialetto al Festival della Canzone Popolare e d’Autore è sicuramente azzeccata. Peccato solo che stasera non fosse al top vocalmente.

La sesta vincitrice a esibirsi è Cristiana Verardo con “Ho finito le canzoni”. La cantautrice salentina punta in altissimo con un brano che, oltre alla sua, porta anche la firma di Carolina Bubbico (cantautrice e musicista che ha soltanto diretto l’orchestra a Sanremo per Elodie, Il Volo e Serena Brancale, qui la nostra intervista). Singolare la scelta di appendere all’asta del microfono due guantoni da boxe, che al termine dell’esibizione getta via perché “a volte bisogna avere il coraggio di abbandonare il ring”.

È il momento di collegarsi con il pullman di Rai Radio 1, con le tre voci storiche di Musicultura Duccio Pasqua, Marcella Sullo e John Vignola, ma per breve tempo: lo spettacolo deve andare avanti.

La gara continua, sale sul palco cecilia con “Lacrime di piombo da tenere con le mani”. A dispetto di un brano non semplicissimo, la cantautrice ha indubbiamente talento. Le lacrime di piombo simboleggiano un periodo difficile della sua vita, partito con la scomparsa di suo padre, ma grazie a questo brano è riuscita a tirare fuori la fragilità e la forza riuscendo a uscirne vincitrice a testa altissima. Nello spazio delle interviste cecilia invita il pubblico a vedere questo video che racconta nel dettaglio la storia.

Gli ottavi e ultimi vincitori in gara sono i Santamarea con “Santamarea”. Ancora una volta parliamo di un brano fortissimo, non a caso hanno già portato a casa il premio PMI e il premio per il miglior testo. Winning vibe fortissime, in sala stampa qualcuno li definisce i vincitori annunciati. Un precedente illustre di nome dell’artista e titolo del brano uguali lo troviamo nel 2014: tra i finalisti troviamo un brano intitolato “La rappresentante di lista”, portata in gara proprio da La Rappresentante di Lista.

È il momento di votare: il pubblico stacca il talloncino dalle schede e imbuca nelle urne le loro preferenze. Come di consueto 15 minuti di pausa per le votazioni e poi si ricomincia con lo spettacolo. Prima però bisogna registrare i lanci pubblicitari e i rientri per la trasmissione televisiva, il 6 luglio in seconda serata su Rai 2.

Al rientro Carolina Di Domenico chiama sul palco John Vignola, che assegna il premio Nuovo IMAIE a Lamante. Il premio consiste in 10mila euro da investire nell’organizzazione di un tour. Il conduttore di Rai Radio 1 scherza dando per vincitori i Santamarea, per poi correggersi. Flavio Insinna rincara la dose: “John se trovi la macchina rigata sappi che sono stati i Santamarea. Se trovi il ritornello di ‘Santamarea’, funziona meglio se è una Marea della FIAT”.

Si torna seri: Flavio Insinna recita un monologo scritto da Franco Califano. Nel presentarlo Carolina Di Domenico dice che grandi poeti hanno calcato questo palco, ma stasera è Flavio a recitare i versi del Califfo. Entra dunque in scena Ermal Meta sulle note di “Un tempo piccolo” (di Franco Califano). Dopo una chiacchierata con i conduttori, il cantautore albanese ma barese di adozione esegue le sue “Piccola anima” (senza Elisa) e “Mi salvi chi può”.

Carolina Di Domenico chiama sul palco Fausto Pellegrini per consegnare il premio della critica Piero Cesanelli, assegnato dalla sala stampa, che va ai Santamarea. La band siciliana fa letteralmente una scorpacciata di premi: è il terzo ricevuto in questa edizione. A seguire Flavio Insinna intervista l’assessore al turismo Sacchi e il sovrintendente Cavalli per parlare della Controra, l’evento collaterale di Musicultura e del Macerata Opera Festival.

È il momenti di un musicista, producer, autore e direttore d’orchestra che non ha bisogno di presentazioni. È il re Mida della musica: Dardust, che sul palco dello Sferisterio suona “Parallel 43”, “Addò Staje” (in mashup con “Cenere”, brano portato in gara a Sanremo da Lazza), “Antidotum Tarantulae” e “Bardaggin”. Ci voleva proprio Dardust per svegliare il pubblico dello Sferisterio eternamente assopito.

Dopo la straordinaria performance di Dardust, viene mostrata una clip riassuntiva degli otto vincitori di quest’anno. Il momento clou è arrivato: salgono sul palco i vincitori. A vincere Musicultura 2023 sono i Santamarea, che ricevono il premio Banca Macerata dal valore di 20mila euro.

Cala dunque il sipario sulla 34esima edizione di Musicultura, il Festival della Canzone Popolare e d’Autore, con la vittoria dei Santamarea e la loro esibizione sulle note del brano trionfatore di questa edizione, “Santamarea”.

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