X Factor 2024: gli Home Visit. Ecco le scelte dei giudici in vista dei Live
L’ultimo ostacolo di X Factor 2024 prima dei Live è, naturalmente, quello degli Home Visit. In questa fase, l’unica in esterna, i giudici convivono in un casale con gli artisti, lavorano per breve tempo con loro per conoscerli e alla fine decretano i tre artisti che accedono ai Live. In questa fase di Home Visit non sono mancate le sorprese, qualcuna potrebbe anche fare storcere il naso, ma adesso inizia il percorso dei Live ed è lì che si fa sul serio.
Team Achille Lauro
I Patagarri – La banca in pieno centro (inedito): L’inedito ha le tipiche vibe da concertone del primo maggio, bello da ascoltare dal vivo ma è il tipico pezzo che, nella versione studio, perde tutto il suo potenziale. Per ammissione degli stessi ragazzi, l’attacco era sbagliato. Passano, anche se qualche dubbio rischia di farli ritirare quando sono già in una fase avanzata come quella degli Home Visit.
Lorenzo Salvetti – Le parole più grandi (Coez): Coez eseguito piano e voce, solo che Lorenzo non è Coez e si sente. Gli manca quella voce “trascinata”, è troppo perfetto per un pezzo del genere, e non significa che non sia stato bravo. Di sicuro gli servirebbe un po’ di spontaneità, perché l’universo musicale è saturo di indie e di Gazzelle può essercene uno solo. Passa.
Ibrahim Guiblawi – Heathens (twenty one pilots): Praticamente la versione sottocosto dei twenty one pilots. Non è male, ma se prendi un pezzo iconico e lo interpreti alla stessa maniera degli interpreti originali rischi di passare per imitazione, e agli Home Visit non te lo puoi permettere. Avrà pure una voce unica nel suo genere, ma con questo brano non ha reso tutto il suo potenziale. Non passa.
Les Votives – Città vuota (Mina): Scontrarsi con una leggenda della musica italiana non è per niente facile, ma loro hanno il coraggio di riarrangiare e fare loro un pezzo che ha fatto la storia. Un bel rock che suona come una bella sorpresa, soprattutto quando nasce da band che si riuniscono in sala prove per fare musica in totale libertà. Passano.
TEAM ACHILLE LAURO: Lorenzo Salvetti, Les Votives, I Patagarri
Jake La Furia
Potara – Parole parole/Quelle parole (Mina/BNKR44): Ero pronto a distruggerli sentendo Mina con autotune, ma il mashup con i BNKR44 è oggettivamente interessante. Il risultato è sorprendentemente forte, contro ogni aspettativa del sottoscritto danno origine a qualcosa che, se fosse un inedito, potrebbe anche funzionare discograficamente parlando. Non passano.
Francesca Siano in arte Francamente – The rhythm of the night (Corona): Un classico dance eseguito solo chitarra e voce. Francamente ha la voce perfetta per questo genere di musica, però nel complesso non impressiona. Lei è brava, il problema è che bisognerebbe capire che tipo di lavoro fare con lei. Passa
The Foolz – E la luna bussò (Loredana Bertè): Cover interessante, sempre bello quando le band riarrangiano capolavori a modo loro. Il risultato è più che positivo, sarebbe bello vedere cosa possono tirare fuori dal cilindro in un loro ipotetico percorso nel talent. Passano.
Elmira Marinova in arte El Ma – Talking to the moon (Bruno Mars): Non c’è molto da dire, è pronta per arrivare direttamente in finale. Voce meravigliosa, talento innegabile, appena prende il microfono in mano ti spettina e ti mette i brividi. Sui pezzi dance ci sa fare, ma sulle ballad fa sognare. Passa.
TEAM JAKE LA FURIA: Elmira Marinova, Francesca Siano, The Foolz
Paola Iezzi
Dimensione Brama – Can’t get you out of my head (Kylie Minogue): È qualcosa di talmente fuori contesto e senza il benché minimo filo di logica che tiene incollati al televisore. Non è proprio un bene, perché appunto tiene incollati al televisore, non alla radio o allo stereo. L’effetto è quello di macchiette, non di artisti, ed è un peccato perché sanno suonare. Passano.
Pablo Murphy – Friday I’m in love (The Cure): Ha quel vibe da boy band dei primi anni 2000 che dà ai nervi, perché un pezzo del genere non puoi renderlo in questo modo. Indubbiamente sa cantare e sa reggere bene il palco, ma i Cure con questa sfacciataggine mista a gioia anche no. Passa.
Frammenti – Born slippy (Nuxx) (Underworld): L’interpretazione a dir poco teatrale è probabilmente ciò che vorremmo vedere sul palco di X Factor. Hanno tanto da comunicare e si vede, anzi, si sente. Nella costruzione della loro musica e del loro universo sono terribilmente veri e autentici. Non passano, inspiegabilmente.
Laura Fetahu – If I were a boy (Beyoncé): Se ti confronti con Beyoncé o punti al suicidio o vuoi volare e puntare alle stelle. Lei ha scelto la seconda. Ha anche scritto in italiano parte del testo, magari non è una poetessa ma sicuramente sa come si canta. Passa.
TEAM PAOLA IEZZI: Dimensione Brama, Laura Fetahu, Pablo Murphy
Manuel Agnelli
Punkcake – I’m scum (Idles): Manca qualcosina per arrivare al livello successivo. Ricordano come modo di fare scanzonato i Måneskin dei primissimi tempi, ma a differenza loro (che erano già fatti e finiti) hanno quel modo di fare che è tipico da band punk che al massimo suona alla giornata dell’arte del liceo. Un plauso al chitarrista che è riuscito nell’impresa di suonare senza il Mi cantino. Passano.
Beatrice Fita in arte Fitza – Hey (Pixies): Nulla da dire che non sia già stato detto. Sa cantare, ha una voce su cui si può lavorare molto bene, per certi versi come timbro vocale ricorda vagamente la Gwen Stefani dei tempi d’oro (quella dei No Doubt). Bello l’arrangiamento, particolare. L’unica pecca è che non si è mossa per nulla, ma Giovanni Lindo Ferretti ci ha basato una carriera intera sullo stare fermo sul palco. Non passa, purtroppo.
Mimì Caruso – Earfquake (Tyler, The Creator): Il modo in cui Mimì riesce a giocare con la voce, creando delle sfumature che colorano anche le imprecisioni rendendole musicali, è probabilmente unico. Senza dubbio ha fatto un lavoro eccellente, nulla da aggiungere se non che è stata impeccabile. Passa.
Daniel Gasperini – Amarsi un po’ (Lucio Battisti): Ha indubbiamente una bella voce, ma rimane il dubbio di come collocarlo nel mercato discografico. Personalmente non l’avrei nemmeno portato agli Home Visit, non è questione di freddezza o di percorso, il talento non manca, però se l’obiettivo di X Factor è quello di dare un futuro discografico ad almeno uno di loro, lui questo futuro rischia di non averlo. Passa.
TEAM MANUEL AGNELLI: Punkcake, Mimì Caruso, Daniel Gasperini