“Espresso Macchiato” di Tommy Cash: l’assenza di ironia di chi non ha capito il testo (e l’Eurovision)

Ci sono situazioni che sono la cartina di tornasole per misurare la capacità di analisi di un fatto delle persone. La reazione che una parte del pubblico italiano sta avendo a “Espresso Macchiato” di Tommy Cash è una di queste.
La canzone, come avevamo detto, ha vinto Eesti Laul, il concorso nazionale estone per l’Eurovision 2025 e rappresenterà il Paese baltico nella prima semifinale dell’Eurovision Song Contest martedì 11 Maggio alla St.Jakobshalle di Basilea.
Una vittoria telefonatissima, perché si era capito sin dal primo momento in cui è stato pubblicato il brano come sarebbe andata a finire, sia perché Tommy Cash, al secolo Thomas Tammemets nato a Tallin, origini russe e kazake, 33 anni, è un signore che ha suonato e cantato in tutti i palchi più importanti d’Europa (Tomorrowland e Glastonbury su tutti), collaborato con gente come Charli XCX, Diplo, Imanbek (il dj kazako popolarissimo in tutta Europa), Boys Noize e in patria è un big vero; sia perché la canzone, per quanto tremenda, ha un flow irresistibile ed entra nelle orecchie in 2 secondi netti per non uscirne più.
In Italia è entrata nella Viral Top 50 Spotify direttamente al primo posto ed è grazie alla pubblicità che a questo brano è stata fatta- come sempre! – in gran parte da coloro che di questo testo non hanno capito nulla, ai quali è salito il sangue alla testa solo nel leggere la parola “mafioso” associata all’Italia. Ma del resto c’è poco da stupirsi: siamo ormai un Paese che vive di slogan e galleggia in superificie.
Di cosa parla il brano, per davvero
Sarebbe bastato andarsi a leggere prima le note biografiche dell’artista e poi il testo per bene, per capire che chi si è offeso per il testo del brano ha preso un colossale abbaglio. Intanto, l’ironia è da sempre la cifra stilistica di Tommy Cash, che spesso si è esibito anche come “Kanye East” (ossia l’alternativa estone a Kanye West) e recentemente ha collaborato con un dj bosniaco che si fa chiamare Salvatore Galmacci in un brano intitolato “Ass & titties” (serve traduzione? No, vero?). Un nome che è famosissimo anche nel jet set della moda, essendosi esibito alla Milano Fashion Week, a Parigi e negli eventi dei maggiori stilisti del Mondo.
In secondo luogo, quello che Tommy Cash usa nel brano non è un italiano “con parole a caso” né “maccheronico e macchiettistico” bensì il cosiddetto “Broccolino”, ovvero l’italiano misto ad inglese parlato dagli italo-americani di Brooklyn. Perché è proprio su quegli stereotipi che il testo gioca, non su quelli dell’italiano medio: l’italiano di Brooklyn, che ha un ristorante (solitamente con cucina “italian sounding”), è un fumatore incallito, ostenta la ricchezza e i rolex (“My money numeroso”), affitta jet di lusso (“Mi like to fly privati”), è pieno di gioelli d’oro (“with twenty-four carati”) e ha ville grandissime (“also my casa grandioso”).
Anche il riferimento alla mafia è stato estrapolato dal contesto: la fascinazione per la criminalità italiana– che è innegabilmente presente ed influente in certe zone degli Usa – qui è usata però come metro di paragone negativo: “I work around the clocko, that’s why I’m sweating like a mafioso”, cioè: “Lavoro 24 ore su 24, per questo sudo come un mafioso”. E naturalmente, l’Espresso – in questo caso macchiato – che è l’unico modo per bere caffè italiano all’estero. C’è una ricerca, dietro questo testo, altro che presa in giro.
L’Italia era stata trattata molto peggio (e con ironia molto più tagliente) dai due celebri show della tv russa “Ciao 2020” e “Ciao 2021” anche questi divenuti virali sul web: eppure in quella occasione non solo non ci fu alcuna levata di scudi, ma quei due spettacoli di capodanno furono considerati per quello che realmente erano, ovvero due straordinari esempi di parodia televisiva, a buon titolo e giustamente ritenuti superiori ai tristi capodanni tv di casa nostra.
E nessuno disse nulla nemmeno nel 2011, quando i 3JS, il gruppo vocale che rappresentava i Paesi Bassi, salirono sul palco con completi bianchi candidi Made in Italy presentandoli come “real Italian suit, mafia suit”.
Ma in fondo noi italiani siamo fatti così. Nel 2021 non c’è stata una sola testata italiana che parlando di Barbara Pravi e della sua “Voilà” non abbia sciorinato tutto il catalogo degli stereotipi tipici sulla Francia, utilizzando anche la “baguette” come dileggio.
Quando c’è da ironizzare sugli altri, noi italiani siamo i primi. Basti ricordare in quale modo venivano commentate le semifinali dell’Eurovision sulle nostre reti fino a qualche anno fa. O anche i tweet imbarazzanti e ben oltre il limite del rispetto che accompagnavano quelle dirette. Però guai a ridere di noi italiani, ché abbiamo l’offesa facile..
L’Eurovision campione di autoironia: i precedenti
Per non parlare poi di chi ha chiesto la rimozione della canzone “perché prende in giro l’Italia”: les extremistes à deux balles (ovvero: estremisti da quattro soldi), definiva questo genere di persone Alizée nella sua “Je n’ai marre” del 2003. Sono passati 22 anni e restano ancora più attuali che mai.
L’Eurovision ride di sé stesso, da sempre. Alcuni esempi su tutti: per esempio la celebre “Euro-Vision” dei Telex (Belgio 1980: i Telex, protagonisti della scena new wave francofona, mica gente qualunque), che raccontava con ironia la rassegna. O ancora “Love love peace peace”, il celebre numero di intervallo dell’Eurovision 2016 in cui autori svedesi in un’Eurovision che si svolgeva in Svezia rispondevano con ironia alle accuse di scrivere canzoni “stereotipate” per la rassegna con un brano “tutorial” su “come scrivere una canzone perfetta per vincere l’Eurovision”, con dentro 36 – leggasi trentasei – differenti stereotipi.
Oppure, per restare allo scorso anno, quando ancora una volta gli svedesi rispondevano con ironia a chi li odia perchè vincono spesso: “Non siate arrabbiati con noi, è solo che ci piace molto l’Eurovision“. Proprio in questo numero, Charlotte Perrelli, vincitrice dell’Eurovision 1999 dice di sè stessa: “Canto le stesse canzoni dal 1999″. E si ironizza su un sacco di altri Paesi, compresi i vicini di casa della Finlandia secondi l’anno prima dietro la stessa Svezia (“volete vedere come sarebbe stato l’interval act se fossimo andati a Helsinki?” E giù di stereotipi e prese in giro). In quel numero compare anche Sarah Down Finer, attrice e cantante svedese nei panni di Lynda Woodruff, una fantomatica ed improbabile “portavoce della EBU”, che è il consorzio che organizza l’Eurovision. Dotato di così grande senso dell’ironia da consentire – in un altro sketch dell’ultima edizione – la presa in giro di uno dei vertici dell’Eurovision, Martin Ōsterdahl dipinto come uno sciupafemmine sex symbol.
Ma l’Eurovision è pieno di esibizioni nelle quali sono stati presi in giro altri artisti: nel 2006 l’islandese Silvia Night era in realtà un personaggio comico che metteva insieme tutte le peggiori caratteristiche umane della società moderna: narcisismo, egocentrismo e mancanza di rispetto. Andò in scena una conferenza stampa surreale, nella quale definì “fottuti ritardati” giornalisti e cameramen e disse della sua rivale svedese Carola “Il solo motivo per cui si è qualificata è perché si è scopata il capo della EBU prima della gara. Li ho visti in una macchina davanti al mio hotel”. E ancora, rivolta al pubblico che l’aveva eliminata in semifinale: “non mi avete votato perché non sono una troia olandese o una fottuta brutta puttana svedese”. Calcò forse troppo la mano, ma la gente sapeva che era tutto parte del suo show. Nessuno si offese.
Nel 2008 Dustin the Turkey, il tacchino di pezza portato in gara dall’Irlanda, oltre a presentare un brano nel quale ironizzava sin troppo ferocemente sul concorso (l’Irlanda veniva da una serie di risultati molto negativi e quella fu una proposta di protesta) dileggiò in conferenza stampa il commentatore della BBC, il compianto Terry Wogan. Il quale, peraltro, era sua volta noto per i commenti salaci e sarcastici, ma mai dileggianti verso tutte le entries, comprese le inglesi. Un’ironia taglientissima che per 30 anni i britannici definirono “l’unico motivo per il quale una persona sana di mente dovrebbe vedere l’Eurovision“. Quando toccò a lui ad essere vittima dell’ironia altrui, si verso uno scotch e si fece una risata. Ma potremmo continuare all’infinito.
L’unica indignazione che si dovrebbe avere è perchè “Espresso Macchiato” è un pezzo tremendo, figlio di un Eurovision dove è tornato a dominare il televoto e che guarda sempre più a TikTok (aridatece le giurie in semifinale!) Talmente imbarazzante da fare il giro e alla fine risultare perfino bello. Come del resto testimoniano le centinaia di commenti di approvazione del brano e del testo da parte di italiani, che stanno arrivando sotto il video ufficiale. Forse la miglior risposta alla mancanza di autoironia del Paese.