Sanremo 2014: squilibri, l’ Europa sul palco e quel gelo improvviso

Voti, televoti e percentuali bulgare. Il 75% al televoto rimediato ieri sera da Rocco Hunt, che ha consentito al rapper salernitano, ultimo per la Giuria di Qualità di portarsi a casa con una larga maggioranza il trofeo delle Nuove Proposte al Festival di Sanremo 2014, riporta a galla il solito annoso problema delle calibrature del voto. Perchè se è vero che Giuria e Televoto hanno “sulla carta” un peso identico del 50% in realtà la gente da casa ha un potere molto più elevato.

Per un motivo molto semplice. Ciascuno dei 5 giurati aveva ieri 10 gettoni, da dividere obbligatoriamente fra almeno due artisti, con un massimo di 5 preferenze per artista: dunque non era possibile assegnare ad un artista più del 50% dei voti. Così sarà anche stasera per i Campioni, che i gettoni saranno 20 e i cantanti da votare almeno 3 con il tetto di 10 preferenze (e poi nella fase della sfida finale a 3, i gettoni saranno 6, da assegnare obbligatoriamente 3, 2 e 1). Mentre è di tutta evidenza – e il voto di ieri sera ne è la prova – che al televoto un artista può anche fare il vuoto, sbilanciando dunque la ponderazione delle due forme di votazione. Un sistema esente da sbilanciamenti in senso assoluto non esiste, ma prendere spunto dall’Europa, che nella sua massima espressione canora, l’Eurovision Song Contest, trasforma i voti in punti ed arriva ad una top ten complessiva facendo classificare a ciascun giurato tutti i brani, non sarebbe un’idea da scartare. Chissà, magari prima o poi un occhio oltreconfine qualcuno lo butterà.

Rocco Hunt trofeo

Stasera Renga parte indubbiamente avvantaggiato, se non altro perché è in testa, ma come detto sono le percentuali di voto e non le posizioni che contano e quelle non le sapremo che a rassegna conclusa. Il fatto che non ci siano in gara artisti “acchiappavoti” né espressione di realtà molto generose coi propri rappresentanti, rende la gara più aperta. E se i distacchi non saranno così importanti, potremmo anche assistere a qualche colpo di scena.

UN PO D’EUROPA A SANREMO – A proposito di Europa, ieri sul palco dell’Ariston ce n’è stata più di quanta non ce ne fosse mai salita in tempi recenti. Sul palco con Giuliano Palma e la sua orchestra per l’interpretazione swingata di “I say I sto accà” di Pino Daniele, c’erano niente meno che Christine Bertarello e Vhelade Bale Mura, le due coriste che nel 2012 accompagnarono Nina Zilli sul palco dell’Eurovision Song Contest nell’esecuzione di “L’amore è femmina (Out of love)”. E’ assai probabile il fatto che il suggerimento di fruire delle due coriste possa essere arrivato a Palma dalla stessa Zilli, autrice del brano “Così lontano”, con cui è in concorso al Festival di Sanremo. E poi c’era Marco Mengoni, che l’ESC l’ha fatto l’anno scorso con successo, che ha aperto la serata omaggiando Endrigo da par suo. E poi c’erano due (due!) gruppi stranieri a duettare con i cantanti, vale a dire i danesi Whomadewho con Arisa, da sempre uno dei gruppi preferiti dell’artista lucana e i tedeschi DG Ensemble, musicisti da ipad che hanno accompagnato Antonella Ruggiero in una magica versione de “Una miniera” dei New Trolls.

Palma Bertarello Mura

DISTORSIONI VISIVE – Sanremo è sempre Sanremo. Anche per chi Sanremo non lo guarda, o finge di non guardarlo e di fare lo snob e poi invece sbircia dal buco della serratura. E anche per quelli che invece  non lo guardano per davvero e poi però parlano e scrivono, immaginando che la settimana del Festival sia una sorta di pianeta “a parte”, isolato dal resto del mondo, anche da quello musicale.

Quando ieri sera è piombata come un macigno sulla sala stampa dell’Ariston la notizia dell’incidente che all’altezza di Zagarolo ha spezzato la vita di Francesco Di Giacomo, leader e voce del Banco del Mutuo Soccorso, gruppo storico del rock progressivo italiano, per un attimo, il clima di festa della rassegna si è trasformato in gelo. Fabio Fazio sul palco dell’Ariston ne ha ricordato la scomparsa e chissà che magari, come successo per Freak Antoni, stasera l’orchestra non ci regali qualche sorpresa. La stampa non ha mancato di ricordarlo a dovere, perché se Sanremo è per una settimana il centro della musica, tutto passa da lì, anche le cose tristi. Solo chi guarda coi paraocchi la rassegna o chi ne parla da fuori, senza conoscerla, può pensare il contrario. Eppure c’era ancora qualcuno che scriveva a twittava da fuori di come a Sanremo “nessuno avesse detto niente, perchè figurati se ne parleranno, è Sanremo…”

Anche il Banco era passato da Sanremo, in un 1985 ricordato più per la presenza di Luis Miguel e per la vittoria dei Ricchi e Poveri che per la presenza di canzoni come “Grande Joe” (quindicesima al traguardo). Ma del resto, non era Sanremo il loro proscenio naturale e il picco di “Moby Dick” (1983) è solo l’apice di una carriera che li ha visti protagonisti per 40 anni sui palchi di tutta Italia, ancora oggi con uno zoccolo duro di estimatori. Noi, da parte nostra, vogliamo ricordare Francesco Di Giacomo facendo scoprire la sua musica e la sua voce a chi, soprattutto fra i più giovani, non l’ha mai conosciuta

https://www.youtube.com/watch?v=BjpduLYoRyc

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