Umbria Rock Festival 2014, il buongiorno si vede dal mattino

Una line up così non s’era mai vista. E la gente dell’Umbria, ma anche la tantissima arrivata dall’Italia e dall’estero, ha risposto alla grande. La prima edizione dell’Umbria Rock Festival va in archivio in positivo. Ha funzionato quasi tutto: la promozione ad un euro il primo giorno come omaggio all’Umbria, un cartellone mai visto da quelle parti e forse nemmeno in Italia, che ha attirato a Massa Martana, media valle del Tevere, un fiume di gente (si parla di oltre 8000 presenze complessive), soprattutto tante famiglie, ma anche appassionati di rock che proprio non potevano dire di no ad un’occasione simile e una location abbastanza grande ed isolata da contenere tutti e allo stesso tempo non lontana dal centro storico (anche vicina ad un noto agriturismo cittadino, per dire).

Paul Weller

C’era la possibilità di fare camping gratis, come nei maggiori festival europei del settore e per questo l’assenza di posti a sedere fissi non s’è sentita minimamente. Tre giorni di grande musica, dalle 15.30 a mezzanotte. A prezzi che vista la gente che si è alternata sul palco, valevano la spesa.  Sold out tutte e tre le sere, con la presenza persino di cronisti arrivati da fuori Italia e anche fuori Europa, per dare la portata dell’evento. Persino inglesi venuti a sentire gli inglesi in Umbria, tanti dei quali per Paul Weller.  C’era una sala stampa, ma si stava tranquillamente anche a due passi dal backstage, cosa che avviene raramente, per noi dire mai, ai concerti dei big nostrani anche mostrando l’accredito. C’era un servizio d’ordine intelligente, cosa rara anche questa.

Peccato solo per qualche assenza dell’ultim’ora. Venerdì c’era stato il forfait dei Basement Jaxx,  clou della prima serata insieme a Peter Hook dei Joy Division e dei New Order, cui si era aggiunto sabato quello dei The Courteneers per una indisposizione al cantante. E forse in questa line up mancava qualche italiano in più (in cartellone c’era solo Filippo Graziani, cui hanno fatto seguito sabato i ravennati The Doormen, vincitori del contest per band emergenti organizzato da Umbria Rock insieme al MEI di Faenza), ma questa potrebbe essere anche la sfida dei prossimi anni.

Comunque, se questa era una edizione di rodaggio, la rassegna organizzata dal milionario angloindiano Yahswant Bajaj, può riservare davvero grosse cose in futuro. E lo diciamo notoriamente non da straordinari fan del genere. Venerdì sera erano in tremila sullo spiazzo cantare a squarciagola sulle note di Peter Hook, un personaggio che difficilmente ricapiterà di sentire nel cuore dell’Umbria. E sabato la curiosità per la band indie cinese dei Rebuilding  the Right of Statues non è andata delusa: ottimo antipasto a Paul Weller, the “Modfather”, ex leader degli Style Council, uno che ancora due anni fa, quando è uscito l’ultimo album, è andato in testa alla classifica inglese. E grandi applausi  anche per  The Charlatans. 

Peter Hook (foto Karen Righi)

Peter Hook (foto Karen Righi)

Paul Weller, ancora più rock che mai nonostante i 56 anni, ha ringraziato la gente alla sua maniera, infiammando la folla e poi postando su facebook le bellezze del borgo. Ad Umbria Rock Festival c’era gente di tutte le generazioni, a testimonianza di come certo rock, da quello dei mostri sacri, a quello delle tante nuove leve che si sono alternate sul palco, a  quello più anni 80 dei  The Cribs e James (che da oltre 20 anni non suonavano in Italia), vada al di là del tempo e della musica di consumo, che ormai ingiallisce e si consuma nel giro di pochi mesi.

Ieri  sera c’era il pienone per i Kaizer Chiefs, il cui album “Education, education, education and war” ha raggiunto la vetta della classifica britannica. Deve assestarsi, Umbria Rock Festival, ma promette di essere un appuntamento di grande livello anche in futuro, una sorta di moderno Woodstock trangenerazionale e transculturale,  più ridotto nelle dimensioni ma  non nella qualità o uno Sziget Festival del rock. Un appuntamento che, è bene ricordarlo, è organizzato senza fondi pubblici.

 La prima novità potrebbe arrivare a breve: è partita infatti la collaborazione con il leggendario producer e sound engineer Eddie Kramer, che ha curato le registrazioni originali dei festival di Woodstock e dell’Isola di Wight oltre che per Jimi Hendrix, Led Zeppelin, Rolling Stones, David Bowie, Santana, Kiss e tanti artisti della Rock and Roll Hall of Fame:  si occuperà dei futuri progetti discografici intorno alle edizioni annuali del festival. Intanto – è già stato anticipato – grazie a lui l’anno prossimo, per la seconda edizione (quasi certamente nell’ultima settimana di luglio), ci saranno probabilmente anche artisti statunitensi. Yashwant Bajaj, insomma, fa sul serio.

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