Festival di Sanremo 2016, è già aria di scandalo: censurato il brano di Cécile?
La notizia è scoppiata come un bubbone ieri e si stanno accavallando le informazioni. “N.E.G.R.A”, la canzone di Cécile, in gara nelle Nuove Proposte (lo trovate sotto), che ha un testo molto forte e di denuncia contro tutte le forme di razzismo, sarebbe stato tagliato di un riferimento “scomodo”. La parte incriminata sarebbe:
“C’è chi si vanta di ideali dove negri e omosessuali, indifferentemente, sono tutti uguali, cioè diversi. E in quanto tali sono da trattare diversamente dai normali. E questo fa paura”
Testo che manca in effetti anche su Sorrisi e Canzoni, mentre invece come potete sentire, fa parte della versione discografica. Chiaro che ovviamente il brano senza quel riferimento si sgonfia moltissimo, così come anche le eventuali chance di passaggio del turno. La motivazione sembrerebbe essere legata al fatto che gli otto giovani, che da domani apriranno le serate, canteranno versioni ridotte a 3 minuti.
La cantante romana di origine camerunense ha confermato la notizia in una intervista rilasciata ad un giornale on line, asserendo però che la scelta di tagliare quella parte sarebbe la sua, senza imposizioni da parte della RAI: “il Festival ci ha chiesto di ridurre la canzone di trenta secondi, da 3 minuti e 30 a 3 minuti, ed inevitabilmente abbiamo dovuto fare delle scelte, compatibili con la metrica (…)rinunciare proprio a quel passaggio mi è costato molto“. Questo nel tardo pomeriggio di ieri. Perchè in serata, invece, l’ufficio stampa dell’artista ha fatto sapere che non è quella la parte che è stata tagliata, senza però specificare altro.
Non resta che attendere dunque, per sapere se la scure della censura è calata sul Festival anche nel 2016, come nei tempi bui degli anni 70, quando furono censurati “4 Marzo 1943” di Lucio Dalla (“Ancora adesso che bestemmio e bevo vino / per ladri e puttane mi chiamo Gesù bambino” e “Giocava alla Madonna con il bimbo da fasciare” divennero: “Ancora adesso che gioco a carte e bevo vino / Per la gente del porto mi chiamo Gesù bambino” e “Giocava a far la mamma con il bimbo da fasciare” e l’anno dopo “I giorni dell’arcobaleno” di Nicola Di Bari, dove “perchè a 13 anni hai già avuto un amante” divenne “perchè a 16 anni hai ti senti già grande” e “giacesti bambina” divenne “ti senti bambina“. Insomma, se il taglio fosse confermato, bentornati nel Medioevo.