Sanremo 2019, prima serata senza sorprese: le pagelle ai 24 brani
Prima serata del Festival di Sanremo lunga, lunghissima e per giunta sensa sussulti. Pezzi medi, niente che spicchi veramente e una prevedibile corsa a tre per la vittoria, se non si inserisce qualche variabile (leggi, voto dei giornalisti).
La votazione di questa sera è a sistema misto: il televoto vale per il 40%, la giuria demoscopica per il 30%, la sala stampa anch’essa per il 30. E’ stata resa nota la graduatoria demoscopica, relativamente solo alle zone di posizionamento.
- ZONA ALTA: Ultimo, Loredana Bertè, Daniele Silvestri, Irama, Simone Cristicchi, Francesco Renga, Il Volo, Nek
- ZONA MEDIA: Enrico Nigiotti, Federica Carta e Shade, Boombdabash, Negrita, Paola Turci, Anna Tatangelo, Patty Pravo e Briga, Arisa
- ZONA BASSA: Achille Lauro, Nino D’Angelo e Livio Cori, Ex Otago, Zen Circus, Motta, Ghemon, Einar, Mahmood
Francesco Renga – Aspetto che torni: Renga canta come ci si aspetti che Renga canti, quindi bene. Il pezzo però funziona a metà, nel senso che sia lui che Bungaro hanno scritto di meglio. Però il cantante friulano sa come guadagnare punti nel corso delle serate. Melodia italiana classica, ma serve un riascolto. COMPITINO. VOTO 6.5
Nino D’Angelo e Livio Cori – Un’altra luce: Tutto l’hype attorno a questo brano si risolve in realtà in una sorta di neomelodico in salsa trap che crea un effetto straniante e discretamente noioso. D’Angelo a disagio, Cori non decolla. GRAZIE PER LA PARTECIPAZIONE. VOTO 4
Nek – Mi farò trovare pronto: Scherzando, avevo detto che dal titolo avrebbe potuto essere il sequel di ‘Fatti avanti amore’. Ed in effetti, per costruzione lo è. E come tutti i sequel, non regge il confronto col primo. Però funzionerà nelle radio e Nek ormai ha un pubblico consolidato. Può crescere al riascolto. DIESEL. VOTO 7
The Zen Circus – L’amore è una dittatura: The Zen Circus hanno scritto roba mille volte migliore e al pubblico ingessato di Sanremo la voce di Appino può sembrare disturbante. A chi segue l’Eurovision, ricorda per l’incedere “Pokusaj” di Laka (2009). Fuori da qualunque schema, vanno risentiti. CONTEMPORANEI. VOTO 6.5
Il Volo – Musica che resta: Sull’interpretazione poco da dire. Vestono a festa un pezzo talmente vecchio e stantio da riportare alla memoria i Sanremo degli anni 50, nel testo (“Siamo il sole in un gioco di pioggia”, sic!) e nella musica. Tanto basterà loro per fare gara nelle posizioni di testa. Purtroppo. VOTO 3
Loredana Bertè – Cosa ti aspetti da me: A 68 anni suonati la regina del rock canta un pezzo che Gaetano Curreri le ha cucito addosso alla perfezione. Sorvolando sulla banalità del testo, rock genuino, magari non contemporaneo ma molto immediato. Non sottovalutatela per la corsa ai piani alti. OUTSIDER. VOTO 8.5
Daniele Silvestri – Argentovivo: Ricorda un po’ ‘L’uomo col megafono’ per lo stile e l’incedere, il Silvestri sanremese raramente delude. Il testo è un cazzotto nello stomaco, l’inserto del rapper Rancore onestamente rovina un po’ l’atmosfera. Si candida seriamente al premio della Critica, per la vittoria è più difficile. MAI BANALE. VOTO 8
Federica Carta e Shade – Senza farlo apposta: Niente di nuovo rispetto al duetto che li ha portati al successo, del resto il target è quello. La sensazione è che il pezzo funzionerà in radio, nella versione da studio, ma c’è solo il ritornello. Però all’Ariston credo siano destinati a concorrere per evitare l’ultima piazza. Velo pietoso sul vestito fatto con gli incarti dei cioccolatini di Federica Carta. VOTO 5 (perchè Federica Carta è brava, nonostante tutto)
Ultimo – I tuoi particolari: In attesa di duettare venerdì con l’originale, Ultimo ci propone la sua imitazione di Fabrizio Moro. Oggettivamente un peccato, perchè scrive molto bene, il testo benchè non originale è molto sentito e sincero. Non amo il suo modo di cantare, per cui il mio giudizio è condizionato da questo, ma senz’altro sarà nel gruppo di testa. NIENTE DI NUOVO. VOTO 6 (DI STIMA)
Paola Turci – L’ultimo ostacolo: Lei è di una bellezza folgorante, canta benissimo una ballata intensa, dedicata al padre, moderna e radiofonica. Cerco di essere oggettivo è dico che questo pezzo è di grande stile e classe, ma non è forte come ‘Fatti bella per te’ e anche se lo meriterebbe non so se potrà dire la sua per i primi posti. Ma per me lei può cantare qualunque cosa. GARANZIA. VOTO 8
Motta – Dov’è l’Italia: L’orchestra non rende giustizia a questo pezzo, indubbiamente fresco e moderno, che in radio e nelle charts funzionerà. Contemporaneo, testo bellissimo, ben cantato. Se la sala stampa fa il suo dovere parà meritata corsa di testa. VOTO 9.
Boomdabash – Per un milione: Portano la loro musica a Sanremo, senza variazioni sul tema. Tre minuti di divertimento, aria fresca. Naturalmente lontanissimi da qualunque ambizione di classifica, ma il pezzo si inchioderà in testa per mesi e in radio andrà fortissimo. HIT ESTIVA FUORI TEMPO. VOTO 7
Patty Pravo con Briga – Un po’ come la vita: Ho rispetto immenso per la Pravo ma credo che avrebbe dovuto fermarsi alla partecipazione con ‘Cieli immensi’. Performance che nulla aggiunge e nulla toglie alla sua carriera, nè Briga è in grado di svolgere il ruolo di valore aggiunto. NOIA. VOTO 5
Simone Cristicchi – Abbi cura di me: L’ultima volta che Cristicchi portò un brano con una partitura d’archi così marcata, vinse il Festival. E il pezzo potrebbe anche meritarlo, così teatrale, leggero, per nulla radiofonico, ma costruito su misura per fare bene in concorso. VOTO 8
Achille Lauro – Rolls Royce: La versione rinnovata – ma non troppo – di ‘Vita spericolata’ di Vasco Rossi. Là dove c’era Steve Mac Queen, oggi c’è Paul Gascoigne. Testo da vero trapper ma melodia a tutto rock. NOTEVOLE. VOTO 7.5
Arisa – Mi sento bene: L’incrocio fra una colonna sonora Disney e la sigla di un qualunque Fantastico degli anni 80. Ma è completamente fuori da qualunque schema e logica e risveglia il pubblico dell’Ariston. Per assurdo, potrebbe persino funzionare all’Eurovision. VOTO 7.5
Negrita – I ragazzi stanno bene: I Negrita fanno i Negrita. Ma quelli del 2005. Rock datato, sembra un pezzo rimasto fuori dal disco, di quelli che non sei riuscito a rifilare a qualche artista emergente. Peccato, perchè il testo è molto bello. MINIMO SINDACALE. VOTO 6 (meno meno).
Ghemon – Rose viola: Rap con sfumature funky. Non facile per il facile. Più facile che conquisti i giovanissimi, in particolare le ragazze. COMPLESSO. VOTO 7
Einar – Parole nuove: Lui canta meglio che a Sanremo Giovani e peraltro ci vuole poco visto che fu tragico. Il pezzo è un brano normale, trito e ritrito. E le parole non sono per niente nuove. REPLAY. VOTO 5.5
Ex-Otago – Solo una canzone: TheGiornalisti in ogni nota. Clichè dell’indie pop divenuto commerciale a fiumi, ma nel contesto di un festival mediocre, spicca comunque per radiofonicità e semplicità. Non sarà facile al televoto. RASSICURANTI VOTO 6.5
Anna Tatangelo – Le nostre anime di notte: Devp ancora spiegarmi perchè una con la sua voce, che non sbaglia mai una nota, accetti di cantare robe del genere, che fuori da Sanremo non ascolterà più nessuno. JUSTICE FOR ANNA. VOTO 5 (con enorme dispiacere).
Irama – La ragazza con il cuore di latta: Non amo il modo di cantare di Irama, ma va detto per onestà che il pezzo ha tutto per vincere o comunque fare gara di testa: un testo importante, il coro che lo supporta, melodia radiofonica e una fortissima fan base. RINCORSA. VOTO 7
Enrico Nigiotti – Nonno Hollywood: Dopo i padri, le mamme, i figli, Enrico Nigiotti ci regala un testo sui nonni. “Quanto è bella la campagna, quanto è bello bere vino” lo cantava già Nino Ferrer nel 1969. NON BASTA LA GRINTA VOTO 5
Mahmood – Soldi: Talento e contemporaneità in un brano pienamente inserito nel mainstream attuale. Molto difficile per Sanremo, ma sarà comunque il suo trampolino. ALTRI PALCHI. VOTO 8