Sanremo 2013- Prima serata: le pagelle

Sanremo2013Prima lunghissima serata del Festival di Sanremo. Canzoni di buon livello, con qualche bell’acuto (Chiara Galiazzo, Marta sui Tubi, Simona Molinari e in parte Daniele Silvestri e Raphael Gualazzi) e qualche salto indietro nel tempo, ma con stile (i due brani di Maria Nazionale). L’idea della doppia canzone complessivamente piace, anche se la sensazione è che qualcuno abbia decisamente puntato su una delle due.

MARCO MENGONI

 L’essenziale: Non esattamente un pezzo originale, ma una ballata comunque ben cantata e orecchiabile. Si riscopre il Mengoni emozionale che a tratti s’era visto durante la sua esperienza ad X Factor. Molto eurovisiva, nel caso il prescelto fosse lui.  Passa il turno, ad un nuovo ascolto può crescere ancora. VOTO 7.5

Bellissimo: L’accoppiata Pacifico-Nannini vara un mezzo rock che è anche un mezzo pop. Mezzo tutto, completo niente. Canta senza fioriture e questa è una gran bella cosa. Ci vorrebbe  un secondo ascolto, che il primo è andato così così. Non l’avremo perché è passata l’altra. VOTO 6

RAPHAEL GUALAZZI

Senza ritegno:  Sospesa a metà fra il jazz ed un pop d’autore, presenta un Gualazzi sicuramente diverso rispetto a quello conosciuto. Più cantante del solito, si vedono i suoi limiti sul quel fronte,  spicca la sua bravura di pianista. Bello l’assolo di tromba di Bosso, il resto meno. VOTO 5.5

Sai (Ci Basta un sogno): Il lato romantico del crooner di Urbino, nel tentativo di proporsi come cantante confidenziale. Parte lenta, cresce strada facendo. Siamo lontanissimi da “Follia d’amore”, ma l’atmosfera è molto da jazz club, sembra quasi di vedere il fumo delle sigarette nell’aria i bicchieri di whisky in mano. L’arrangiamento  molto avvolgente è un valore aggiunto notevole. Passa il turno, attenzione che da là s’intravede il podio. VOTO 8

DANIELE SILVESTRI

A bocca chiusa: Il testo prometteva un pezzò più grintoso, ma l’effetto è comunque interessante, con diversi cambi di ritmo e una interpretazione molto sentita. Ballata di spessore, con accenti romaneschi , ritratto intelligente di una manifestazione politica a Roma. Ma la cosa più interessante è la traduzione per i non udenti.  Passa il turno, ad un secondo ascolto potrebbe anche sbancare. Candidato al premio della critica. VOTO 8.5

Il bisogno di te (Ricatto d’onor): Tutti a parlare del testo di Renzo  Rubino. Ma anche Daniele Silvestri canta “Non ti lascio solo no”. Allegro divertissement sull’amore in stile Silvestri. Vorrebbe essere “Salirò”, non ci riesce, anche se si fa apprezzare. VOTO 7

SIMONA MOLINARI e PETER CINCOTTI

Dr.Jekyll e Mr.Hyde: Il brano postumo del grandissimo Lelio Luttazzi è come te l’aspetti: swingato, old style, divertente e spensierato, roba che si batte il tempo col piedino.  Melodia orecchiabile senza essere banale. Peccato solo Cincotti sempre fuori tempo, perché il resto è uno spettacolo. Peccato sia stato eliminato. VOTO 9

La felicità: L’anima swing (che qui sembra quasi un rap) di Simona Molinari esce tutta in questo pezzo non semplice, molto più centrato nel jazz rispetto all’altro, di non facile ascolto anche se pure questo fa battere il tempo col piede.  Il resto del whisky di Gualazzi e le ultime sigarette, nello stesso jazz club. Passa il turno, forse a sorpresa VOTO 7

MARTA SUI TUBI

Dispari: Rock genuino che comincia in versione “minimal” e poi cresce nell’arrangiamento, arrivano anche i violini Difficile, difficilissima per un palco come quello dell’Ariston, ma assolutamente una delle cose più originali che si è sentita in serata. Il ritornello con annesso verso più bello del Festival (“non soffro se mi sento solo soffro se mi fai sentire dispari”) si candida già a tormentone VOTO 8

Vorrei: Molto più rappresentativa del loro genere, un rock bello e contemporaneo, qualcosa che al festival si sente raramente. Pareggia con l’altra, questa  si fa apprezzare per l’armonia. Una scommessa vinta sicuramente, comunque vada. Pure loro candidati al Premio della Critica. (speriamo nella giuria per far loro evitare l’ultima piazza). Passa il turno. VOTO 8

MARIA NAZIONALE

Quando non parlo: Neomelodica che diventa pop. Il pezzo è di Gragnaniello e si sente tutto. Qualche vibrato di troppo forse, ma lei c’è da dirlo, non sbaglia una nota. La melodia è molto mediterranea e si fischietta. Magari non è un capolavoro, ma va giù che è un piacere. Musicalmente siamo nel 1985, ma averne, di artiste con questa voce. VOTO 7.5

E’colpa mia: Ballata in napoletano, pienamente partenopea in tutto (soprattutto nell’interpretazione), griffata dalle ottime penne Mesolella-Servillo. Atmosfera, classe, stile. In un festival  uptempo, tre minuti soft. Peccato solo che i microfoni non andassero granchè. Come prevedibile, la passione napoletana passa il turno. VOTO. 7.5

CHIARA GALIAZZO

L’esperienza dell’amore: Lo Zampaglione intimista mette la sua mano pesantemente su questo pezzo, Chiara ci mette una interpretazione che è sui livelli di quelle di X Factor: praticamente perfetta e completamente emozionale. Una ballata soft sugli effetti dell’ amore. Difficilissima al primo ascolto, molto poco sanremese, ma è la sua voce a catturare l’attenzione. VOTO 8

Il futuro che sarà: Gli ultimi tanghi a Sanremo erano stati quelli di Faletti-Berti e di Iva Zanicchi. Lo spessore è ben diverso. Ritornello pop, sufficientemente furbo per far apprezzare una melodia che forse all’inizio spiazza. Lei è come sempre: canta meravigliosamente tutto quello che le si dà. Eleganza, classe stile e nemmeno una nota fuori posto. vincitrice della prima serata, allo sprint. Passa il turno.VOTO 9

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Una risposta

  1. Mai vista un’edizione del festival così monotona e noiosa ….. e con canzoni di bassissimo livello … con quello che costa …. si potrebbero fare cose davvero in grande ….