#westandwithIsrael: canzoni per la pace, la resistenza e l’unione di popoli e culture

In questi giorni tristi, con il riaccendersi della guerra in Israele dopo il bombardamento di civili da parte di Hamas e la risposta di Israele, la musica diventa un forte antidoto alla paura. Non possono esserci esitazioni, in questo senso. Non si può stare con i terroristi, ma soltanto dalla parte di chi è stato aggredito, ovvero Israele. Ma una guerra vuol dire sangue e morti, da una parte e dall’altra.  La soluzione, per quello che ci riguarda, non può che essere due popoli e due stati ed una convivenza civile fra popoli e culture.

Push the button- Teapacks

Il gruppo israeliano rischia la squalifica all’Eurovision 2007 per una canzone che fa chiari riferimenti all’arsenale militare dell’Iran. Il frontman Amos Oz ha anche un bersaglio dipinto dietro la giacca. Il testo è il racconto di un bombardamento ed è struggente: “Messaggi stanno esplodendo su di me/ missili stanno volando e atterrano su di me (…) L’incubo è troppo lungo, sono vivo per miracolo e tutti mi mettono sotto tiro forse è troppo presto per cantare e dire che le ho dato la vita (…) / rosso non è solo un colore, è più simile al sangue/ sto fermando il respiro nel mio cuore/non mi lascerò morire/ all’inizio era guerra ora è la risurrezione”. E ancora: ” C’è molta sofferenza, troppa violenza per le strade e siamo molto fortunati di essere vivi e vegeti/ avanzamenti tattici di un regime fanatico/ una situazione tragica che mi fa venire le lacrime agli occhi”.

Il riferimento è ai “governanti pazzi con una volontà demoniaca e tecnologica di fare male”. Poi il grido: “E io non voglio morire, voglio vedere sbocciare i fiori non voglio finire kaput kaboom/ e io non voglio piangere, voglio solo divertirmi e sedermi sotto al sole/ Ma nonostante tutto, loro premeranno il bottone”

Bukra Fi MishMish- Heartbeat

Heartbeat è un progetto risalente ormai a diverso tempo fa che unisce giovani musicisti israeliani e palestinesi per costruire una comprensione critica, sviluppare strumenti creativi nonviolenti per il cambiamento sociale e amplificare le loro voci per influenzare il mondo che li circonda.  “Bukra Fi Mishmish”, cioè  “quando i maiali volano (o l’impossibile che accade)” è un inno alla speranza di un futuro migliore che può essere costruito da oggi, come hanno fatto, nel loro piccolo, questi ragazzi. “Quando capiremo che siamo tutti esseri umani, allora per sempre saremo in grado di vivere” sono alcune delle parole del testo della canzone che riassumono il messaggio principale.

Chalomot shel acherim-  Idan Raichel

Nello specifico questo pezzo non parla di guerra, ma della necessità di vivere il presente, senza farsi prendere dall’ansia per il futuro, ma purtroppo calza molto bene al momento che il Paese sta vivendo. Idan Raichel, musicista di origine ashkenazita, è uno dei nomi di punta della musica israeliana e fra i più impegnati per il dialogo. Musicista per l’esercito israeliano, fu poi madrich (consigliere) in un collegio per immigrati, contaminando la propria musica con i suoi della popolazione in particolare etiope ed eritrea, i cosiddetti Beta Israel.  Raichel iniziò anche  a collaborare con ebrei etiopi e arabi israeliani per creare alcune delle sue opere più popolari oggi.

 

Natati La Khayay- Kaveret

Prima “entry” politica all’Eurovision per Israele. Dietro ad un testo ironico si nasconde una nemmeno troppo velata critica alla allora primo ministro Golda Meir ed un enorsement per la convivenza pacifica ed una creazione di uno stato palestinese al fianco di quello di Israele: “Qualcuno dice che il suo cielo sta finendo/Quando c’è abbastanza aria per una nazione o due”.

There must be another way- Noa & Mira Awad

Le due più grandi cantatrici di pace israeliane viventi, Noa (origini yemenite) e Mira Awad (arabo-israeliana) portano sul palco dell’Eurovision un grande canto di pace a poche settimane dalla terribile operazione Piombo Fuso fra Israele e Hamas, risposta al bombardamento di obiettivi civili con razzi Qassam. “Quando piango, piango per entrambe, lea mia paura non han nome / le lacrime cadono, si versano invano /un dolore senza nome / Al cielo spietato e dillo /deve esserci un altro modo”

 

 

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