The Bloody Beetroots: a Sanremo il dj che ha conquistato Mc Cartney
Leggendo i nomi degli artisti che saliranno sul palco di Sanremo dal 18 al 22 febbraio prossimi alcuni hanno storto il naso al nome di The Bloody Beetroots, che accompagneranno Raphael Gualazzi per quello che si preannuncia un duetto spettacolare. Completamente ignoti al grande pubblico, sono tutt’altro che esordienti. Più che un gruppo, sono in realtà un “progetto” come si dice nel mondo della dance, in questo caso dance-rock. E ruotano attorno alla figura di Bob Cornelius Rifo, 36 anni appena compiuti, nato e cresciuto a Bassano del Grappa, oggi residente a Los Angeles.
Fotografo oltrechè dj, è amico di gente come Tommy Lee, batterista dei Motley Crue ed ex marito di Pamela Anderson. Uno ha studiato per 15 anni chitarra classica e solfeggio cantato e poi si è dedicato tutto al rock, alla dance e alla musica elettronica. Diventando in soli sei anni uno dei dj italiani più famosi e richiesti nel mondo. Ha suonato dovunque. Tanto per fare qualche nome: al Festival Solidays a Parigi, al MELT! Festival di Berlino, all’Extrema Festival di Eindhoven, a Tomorrowland in Belgio, al DURR al Fest di Los Angeles, all’Electric Zoo a New York.
E che conosce bene i Daft Punk, Steve Aoki ed è riuscito ad ottenere persino il plauso di Paul Mc Cartney, che ha collaborato in una canzone del suo ultimo disco “Hide“: la leggenda dei Beatles si è messo completamente a disposizione del giovane dj veneto, mettendo la sua voce su “Out of sight” dopo che i due l’hanno suonata insieme nel suo studio di Londra. Uno che conta, nel giro della dance, anche se nessuno quando è in giro giù dal palco lo riconosce, visto che si esibisce indossando la maschera di Venom, uno dei nemici storici dell’Uomo Ragno: “Mi aiuta a restare con i piedi per terra“, dice sempre per motivare questa sua scelta. Una maschera che nelle apparizioni pubbliche non toglie mai, un pò come fanno i Lordi, la band heavy metal finlandese che si esibisce indossando pesanti costumi di lattice ispirati ai film horror.
Dentro ad “Hide“, il suo quarto album, ci sono collaborazioni di grande spessore: Mc Cartney, Tommy Lee, Penny Rimbaud dei Crass, Sam Sparro, Theophilous London solo per citare le più celebri. E c’è un sacco di bella roba: se amate il genere, ma anche se non lo amate. Avreste mai pensato, per esempio, di sentire “Volevo un gatto nero”, dello Zecchino d’Oro 1969 in versione dancerock 45 anni dopo? Ebbene, c’è. Ma anche “Rocksteady” e “All the girls (around the world” meritano un ascolto. A Sanremo (qui la lista completa dei 14 big in gara con le canzoni in concorso), il progetto veneto sarà protagonista come detto insieme a Gualazzi in “Liberi o no” e “Tanto ci sei” . Non resta che attendere con curiosità un crossover che si preannuncia interessantissimo.