Eurovision 2017, le emozioni di Sobral e una rassicurante semifinale ‘svedese’

Se c’erano ancora dei dubbi, la semifinale di ieri sera li ha definitivamente sciolti: l’avversario numero uno di Francesco Gabbani per la vittoria dell’Eurovision Song Contest è Salvador Sobral. L’unico, peraltro, che a parte il toscano, meriterebbe di portarsi a casa il trofeo: la sua interpretazione intensa continua a lasciare il segno, a distanza di mesi dalla prima esecuzione di “Amar pelos dois”, un pezzo che emoziona come la prima volta e che non è stato minimamente toccato.

Il giovane lusitano, arrivato solo domenica a Kiev per i postumi di un problema di salute che lo ha tenuto lontano anche dalle prove obbligatorie, dove per una speciale deroga è stato rimpiazzato dalla sorella e autrice del brano Luisa, ha ricevuto l’unica vera ovazione della serata. E’un peccato che il Portogallo abbia una canzone così forte e così meritevole nell’anno in cui l’Italia è la grande favorita: i lusitani, che giusto 21 anni fa centravano il loro miglior risultato col sesto posto di Lucia Moniz hanno pescato un ‘jolly’ difficilmente ripetibile negli anni e sportivamente non resta che augurare a Sobral di essere i Common Linnets del 2016 e cioè di finire dietro Gabbani ma poi sbancare l’Europa.

Il festival della Svezia.  Per il resto, il lotto delle dieci qualificate,  è abbastanza fedele al mood e alle dinamiche eurovisive: la Svezia gareggiava di fatto con tre canzoni: quella di Robin Bengtsson, quella della azera Dihaj, che è una produzione firmata da Sandra Bjurman, colei che ha scritto “Running scared”, canzone vincitrice nel 2011 e quella di Cipro, che è firmata per intero da Thomas G:Son, l’autore di “Euphoria”, trionfatrice nel 2012. Ai quali si aggiunge la produzione eurodance molto eurovisiva di Demy, firmata da John Ballard, l’autore di molti dei successi degli Ace of Base.  Ed è una produzione svedese, sia pur con autori di secondo piano, anche quella di Kasia Mos, che tuttavia potrebbe aver beneficiato – lo scopriremo sabato notte – anche del voto dei tanti connazionali in giro per l’Europa.

In questo senso, una decina prevedibile, dove sono passate tutte le nazioni più quotate e dove non c’è stato coraggio per quelle che sarebbero state scelte fuori dagli schemi come l’intensa e complessa ballata dal sapore dark della Finlandia, il pop con sfumature indie dell’islandese Svala e la proposta al limite dell’elettropunk della Lettonia. Quanto a Blanche, è evidente che per la diciassettenne belga- al pari del coetaneo australiano Isaiah– sia stata determinante una canzone fresca e contemporanea. Due canzoni, quelle di Blanche ed Isaiah, che possono avere un futuro al di fuori del concorso e forse anche per questo il pubblico ha perdonato loro performance non proprio esaltanti, con tante stecche per il giovane australiano e senza alcun impatto emozionale per la ex partecipante di The Voice. Le qualificazioni di Armenia,  e Moldavia possono godere invece rispettivamente di una solida tradizione (una sola qualificazione mancata per la tv di Erevan) e di un gruppo estremamente popolare nel pubblico eurovisivo.

Sorteggi. A margine della conferenza stampa sono state sorteggiate dagli stessi artisti finalisti le rispettive metà di competenza nella finale di giovedì. Non è andata bene al Portogallo, finito nella prima metà dello show, meglio a Belgio e Svezia. Nel dettaglio, trovate tutto qui

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