Sanremo 2025: cosa aspettarci dai Big. Il resoconto delle prove

Sanremo 2025 scenografia

Live da Sanremo – Sono andate in scena al Teatro Ariston di Sanremo le prove generali dei 29 Big in gara al Festival di Sanremo 2025. La certezza è una: anche quest’anno la qualità è altissima. Sebbene il numero di artisti in gara sia molto alto e la stanchezza si faccia sentire dopo ore di prove, di sicuro abbiamo 29 fuoriclasse con delle proposte estremamente interessanti.

Uno dei punti fermi della direzione artistica di Carlo Conti sono gli stacchetti di ingresso degli artisti: tutti e 29 i big sono accolti da una versione orchestrale di un loro successo. La regia di Maurizio Pagnussat, inoltre, porta con sé il ritorno del software CuePilot, introdotto da Duccio Forzano nei Festival diretti da Claudio Baglioni, che renderà la regia televisiva più “fresca” e moderna.

Il resoconto delle prove generali di Sanremo 2025

Gaia (entra sulle note di Chega) – Chiamo io chiami tu. Dirige Riccardo Zangirolami. Buio, scenografia viola. Simil reggaeton, i coristi battono le mani. Quattro ballerini sono sul palco. È un potenziale tormentone. La prova viene interrotta per un problema tecnico, ma dopo due minuti riparte. La platea si lascia andare a un lungo applauso.

Francesco Gabbani (entra sulle note di Occidentali’s Karma) – Viva la vita. Dirige Fabio Gurian. Scenografia tra rosso e giallo. Una ballatona a dir poco lenta ma non per questo non godibile. Lui è solo sul palco ma è molto teatrale, a volte canta a braccia aperte in pieno stile Modugno. Applauso a metà canzone, Gabbani è molto acclamato dalla stampa. Alla fine della prova saluta con un “ciao a tutti e buon lavoro”, molto educatamente.

Rkomi (entra sulle note di Insuperabile) – Il ritmo delle cose. Dirige Riccardo Zangirolami. Scenografia rossa, si parte con un pianoforte tagliente che batte sempre la stessa nota, poi entrano i bassi. Questo pezzo sarà penalizzato dall’orchestra: è troppo ritmato e basato su bassi ed elettronica per rendere anche con l’orchestra. In radio però potrebbe andare molto forte perché il brano in sé è fortissimo.

Noemi (entra sulle note di Sono solo parole) – Se t’innamori muori. Dirige Michelangelo. Scena buia, fari blu a illuminarla. Una ballad struggente. Applausi dopo il primo inciso e scroscianti anche dopo la fine. Pezzone, winning vibes

Irama (entra sulle note di Ovunque sarai) – Lentamente. Dirige Giulio Nenna. Un occhio di bue lo illumina, poi la scenografia varia sul blu con tanti fasci di luce bianchi che lo cercano. È la tipica canzone di Irama, lenta, con staging a dir poco essenziale.

Coma Cose (entrano sulle note de L’Addio) – Cuoricini. Dirige Enrico Melozzi. Scenografia rossa con cuoricini che battono. Posti vuoti 2.0, una hit destinata a far bene in radio. La stampa batte le mani a tempo, loro assolutamente adorabili. Divorano la scena, sono assolutamente fantastici. Qualcuno chiama la loro vittoria.

Simone Cristicchi (entra sulle note di Ti regalerò una rosa) – Quando sarai piccola. Dirige Walter Sivilotti. Stelle sul ledwall, lui illuminato solo da fari. Così per tutta la canzone. Applausi a scena aperta, anche l’orchestra applaude, ma è il solito pezzo di Cristicchi con un arrangiamento incredibile e un testo poetico.

Marcella Bella (entra sulle note di Montagne verdi) – Pelle diamante. Dirige Fabio Gurian. Carlo Conti la aiuta a scendere le scale. Scena azzurra. Quattro ballerine salgono sul palco, vibes da Killer di Baby K. Il pezzo è forte e radiofonico, ma sembra quasi uno scimmiottare i Ricchi e Poveri.

Achille Lauro (entra sulle note di Me ne frego) – Incoscienti giovani. Dirige Davide Rossi. Lui sul palco illuminato solo da un occhio di bue, poi sfondo rosso. A metà esibizione scendono i cubi dall’alto e sono colorati di verde. È una ballad in stile Amore disperato, anzi è Amore disperato 2.0. Bello l’assolo di sax prima del reprise.

Giorgia (entra sulle note di Come saprei) – La cura per me. Dirige Enzo Campagnoli. Fari e lucine per tutta la scena, led spenti. Lei sola sul palcoscenico ma lo riempie del tutto. Applausi scroscianti a scena aperta e standing ovation dell’orchestra. Papabile vincitrice, indubbiamente va tenuta d’occhio.

Willie Peyote (entra sulle note di Mai dire mai) – Grazie ma no grazie. Dirige Daniel Bestonzo. Due coristi sul palco, scena tra giallo e azzurro. Stayin’ alive nel ritornello, poi citazione a Superstition. Pezzo molto “simpatico” con bassi a manetta, più forte di Mai dire mai ma lontano da una possibile vittoria.

Rose Villain (entra sulle note di Click boom) – Fuorilegge. Dirige Davide Rossi. Scena sul blu, fari incrociati al centro del palco. Pezzone, sulla falsariga di Click boom ma definito molto meglio. Lei animale da palcoscenico. Gli archi sono quella ciliegina sulla torta. Il vocoder è quel tocco di perfezione che serviva per completare un pezzo già di per sé fortissimo.

Shablo feat. Gue, Joshua, Tormento (entrano sulle note di Quanto ti vorrei) – La mia parola. Dirige Luca Faraone. Ben sei coristi sulle scale. Scena blu, inizia Joshua con il ritornello, poi canta Gue e la strofa successiva la fa Tormento. Shablo è in console. In radio potrebbe andare fortissimo, anche con l’orchestra ha il suo perché.

Olly (entra sulle note di Polvere) – Balorda nostalgia. Dirige Giovanni Pallotti. Palco ocra con qualche luce rossa. Una power ballad per cui è tipicamente Olly. Qualche applauso timido a scena aperta, che diventano scroscianti poi alla fine. La stampa lo mette tra i papabili vincitori, ma forse perché è Olly che fa Olly con lo staff che negli ultimi tre anni ha ben due vittorie.

Elodie (entra sulle note di Due) – Dimenticarsi alle 7. Dirige Davide Rossi. Scena buia, poi luce bianca su di lei. È la tipica Elodie che o la ami o la odi. Un pezzo che è destinato a dominare in radio. Un po’ di percussioni in stile Tattoo. Per certi versi un diesel, un po’ come Bagno a mezzanotte che non entra subito in testa ma poi diventa tormentone.

Massimo Ranieri (entra sulle note di Perdere l’amore) – Tra le mani un cuore. Dirige Lucio Fabbri. Scena blu, fari verso il centro, cubi bassi colorati di blu. Non è “Perdere l’amore”, ma nemmeno “Mia ragione”. Applausi a scena aperta, ma è una leggenda vivente. Non puoi dirgli nulla.

Tony Effe (entra sulle note di Sesso e samba) – Damme na mano. Dirige Enzo Campagnoli. Due cubi giù, sul verdino, scena scura con fari a illuminarlo. È un inno alla sua città, canta pure in romano. Vuole fare Mannarino ma non ci riesce, l’arrangiamento in compenso è interessante.

Serena Brancale (entra sulle note di Baccalà) – Anema e core. Dirige Nicole Brancale. Lei è sul palco con la loop station davanti a un percussionista. Scena gialla. Commistione perfetta tra la veracità barese e il jazz che tanto le appartiene, con un po’ di rap. Un pezzo indubbiamente più forte di “Baccalà” e anche di “Galleggiare”. Un pezzone che farà ballare, ma qui per provenienza geografica chi vi scrive è di parte.

Brunori Sas (entra sulle note di Per due che come noi) – L’albero delle noci. Dirige Stefano Amato. Scena azzurra, i cubi scendono. Dario inizia con chitarra e voce al centro del palco, poi entrano le percussioni. È il solito meraviglioso pezzo di Brunori Sas, che finalmente è sul palco più importante d’Italia per far sentire a tutti la sua poesia.

Modà (entrano sulle note di Tappeto di fragole) – Non ti dimentico. Dirige Andrea Benassai. Scena gialla. Loro sul palco cantano la tipica canzone dei Modà (e non so se definirlo un bene o un male). Presenza scenica -30. La canzone non è neanche brutta, ma totalmente anonima.

Clara (entra sulle note di Diamanti grezzi) – Febbre. Dirige Valeriano Chiaravalle. Un piccolo ledwall scende, colori viola. È la via di mezzo tra “Diamanti grezzi” e “Nero gotico”, lei sempre elegantissima, intonata come una spada, può fare grandi cose. Da capire come il pubblico la inquadrerà. Arrangiamento molto interessante. Lei l’unica a dire “A domani” e a ringraziare tutti dopo l’esibizione.

Fedez (entra sulle note di Chiamami per nome) – Battito. Dirige Valeriano Chiaravalle. Scena rossa. Sul ledwall alle sue spalle appare la scritta Battito, poi Lasciami respirare. Un rap che per certi versi strizza l’occhio alla trap, però è sicuramente fatto molto bene. Brutta stecca nel ritornello, ma il canto non è mai stato il punto forte di Fedez. Battiti cardiaci sul finale.

Lucio Corsi (entra sulle note di Tu sei il mattino) – Volevo essere un duro. Dirige Davide Rossi. Scena gialla. Si parte con Lucio al pianoforte e un chitarrista-corista a parte. Dopo il ritornello Lucio imbraccia la chitarra e va al centro del palco, dove poi lo raggiunge il chitarrista. “Tu sei il mattino” e “Cosa faremo da grandi” insieme. È semplicemente sublime.

BreshLa tana del granchio. Dirige Diego Calvetti: scena gialla, Bresh al centro illuminato da fari gialli. È la tipica canzone di Bresh, senza infamia e senza lode, nulla di straordinario.

Rocco Hunt (entra sulle note di Wake up) – Mille vote ancora. Dirige Enzo Campagnoli. Scenografia gialla. Anche qui, è Rocco Hunt senza se e senza ma. È la sua solita canzone allegra, orecchiabile ma a tratti stucchevole, con molte frasi in napoletano.

Sarah Toscano (entra sulle note di Sexy magica) – Amarcord. Dirige Valeriano Chiaravalle. Fari azzurri e luci viola e magenta sullo sfondo. Gli archi sono gli stessi di “Dangerous”, il ritmo è lo stesso di “Sexy magica” e di “Roulette”. Comunque non è male, anzi, è forte. Cresce verso il finale, in radio può andare alla grande. Peccato solo che non riesca a mangiarsi il palco.

Joan Thiele Eco. Dirige Carmelo Patti. Due cubi giù, quasi a terra, due un po più su, colore predominante giallo sabbia che poi diventa arancione e poi azzurro chiarissimo. Lei al centro del palco con la sua fedele chitarra. Sonorità che richiamano il far west. Probabilmente una delle migliori proposte di questo Festival, la qualità è altissima. Il gesto sul “Bang bang woo” finale è un tocco di classe.

Francesca Michielin (entra su Nessun grado di separazione) – Fango in paradiso. Dirige Carmelo Patti. Accompagnata da Carlo Conti dopo la caduta dalle scale. Scena buia con un po’ di verdino. Fari la puntano. Il ritornello ricorda vagamente “The winner takes it all” degli ABBA, ma il pezzo è veramente forte.

The Kolors (entrano sulle note di Italodisco) – Tu con chi fai l’amore. Dirige Valeriano Chiaravalle. Scena scura, sfondo rosso, Stash al centro davanti agli altri due. Obiettivo tormentone, ha esattamente lo stesso schema ritmico di Italodisco. Sicuramente ha il potenziale per diventare un tormentone, in gara è da vedere come il pubblico la accoglierà.

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